Quello che si è chiuso ieri è stato il peggior semestre per le borse statunitensi dell’ultimo mezzo secolo. L’indice S&P500, che raggruppa le prime 500 aziende quotate a Wall Street ed è il più importante a livello globale, ha archiviato i primi 6 mesi dell’anno con un meno 20,6%. Peggio ancora ha fatto il Nasdaq, in discesa del 30%. Solo negli Stati Uniti sono stati bruciati 9mila miliardi di capitalizzazione di mercato. Non è andata meglio in Europa sebbene il confronto con il passato sia un poco meno scoraggiante. Si tratta infatti del peggior semestre dal 2008. Da inizio anno l’indice Dax di Francoforte ha perso poco più del 20%, Parigi il 18%, piazza Affari il 23%. Ha tenuto Londra che contiene la flessione al 4,5%. L’Eurostoxx 50 (indice che include le più grandi aziende quotate dell’area euro) accusa a sua volta un meno 20%. Tokyo è “sotto” dell’11%, Hong Kong del 6%. L’indice Msci relativo ai mercati asiatici segna un meno 17%. Calo del 20% per la borsa brasiliana e del 6% per quella messicana.

Su tutti i listini incombono le minacce di inflazione e rallentamento economico. Inoltre il percorso di aumento dei tassi di interesse intrapreso da Federal Reserve e Banca centrale europea ha l’effetto di drenare denaro anche dai mercati azionari. Per la stessa ragione è invece positivo il bilancio del dollaro che si è rafforzato di quasi il 10% sull’euro. Difficile in questa fase trovare un qualche investimento difensivo. Il bitcoin è precipitato a 19mila dollari con una flessione del 60% da inizio 2022. L’oro viceversa è riuscito quanto meno a mantenere il suo valore (+ 1% da inizio anno) ma ha perso circa il 20% rispetto al picco raggiunto nei giorni successivi all’inizio della guerra in Ucraina. Nonostante una decisa ripresa in giugno i titoli di Stato statunitensi sono in discesa del 9% dallo scorso primo gennaio, la flessione più marcata dagli anni ’70. Negli ultimi 50 anni solo 5 si sono chiusi con una perdita netta su questi bond, tradizionalmente considerati uno degli investimenti difensivi per eccellenza.

Articolo Precedente

L’inflazione sale all’8% in giugno. E’ il valore più alto dal 1986. Nell’intera zona euro balzo del carovita all’8,6%

next
Articolo Successivo

No business plan, no fido: una rivoluzione per banche e imprese di cui non so se preoccuparmi

next