Inviata un mese fa ai dirigenti della sua casa automobilistica, l’email scritta dall’amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, non concedeva molte alternative ai dipendenti: chi non fosse stato disposto a trascorrere in ufficio almeno 40 ore a settimana avrebbe potuto lasciare l’azienda. Un avvertimento che ha spinto migliaia di lavoratori a tornare alle rispettive postazioni. Un ritorno in massa a cui il quartier generale di Fremont (California) non ha saputo rispondere in modo adeguato. Dopo aver trovato il parcheggio aziendale completamente esaurito, molti non sono nemmeno riusciti a trovare una scrivania libera. Tanto che alcuni manager sono stati costretti a rispedire i propri team a casa.

L’episodio è stato raccontato da The Information, un sito americano che ha rintracciato le ragioni del problema. Negli ultimi tre anni, forte dei suoi successi di vendita e in Borsa, Tesla ha più che raddoppiato la propria forza lavoro: da circa 48 mila dipendenti agli attuali 99.210. Quest’incremento avrebbe dovuto essere seguito dall’ampliamento dei locali degli stabilimenti. Tuttavia, negli uffici di Fremont nessuno ha avuto quest’accorgimento. Come se non bastasse, tra i presenti c’è anche chi ha lamentato una connessione wifi scadente. Un vero e proprio paradosso, se si pensa che il fondatore di Tesla è lo stesso uomo che ha creato Starlink, la costellazione di oltre 2mila satelliti che dovrebbero garantire l’accesso a internet a livello globale, indipendentemente dalle connessioni terrestri.

Per fronte ai problemi relativi alla capienza, il Ceo di Tesla potrebbe ricevere un aiuto inatteso dalle difficoltà economiche previste per i prossimi mesi e dovute alla guerra in Ucraina: reperibilità delle materie prime, impennata dei prezzi e rallentamento delle catene produttive. A tal proposito, la settimana scorsa, Musk ha annunciato al Qatar Economic Forum che entro il prossimo settembre è previsto un taglio dei dipendenti del 3-3,5%. A inizio mese aveva previsto una riduzione complessiva del personale fino al 10%. Inoltre, in una situazione già colma di insidie, Musk deve capire come affrontare lo scandalo razzismo scoppiato proprio dentro lo stabilimento di Fremont e che a febbraio scorso è costato all’azienda una denuncia presso la Corte superiore della contea di Alameda da parte del Dipartimento per l’occupazione e l’alloggio equo della California.

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