Chi è nato nella prima metà del secolo scorso in Europa sa bene, per aver vissuto personalmente, o sentito raccontare dai propri genitori o parenti, gli orrori e le privazioni che le guerre riservano a chi le ha viste. E nelle guerre c’è sempre una parte che aggredisce e l’altra che si difende, o entrambe le cose insieme quando la “forza” dei contendenti è pressappoco uguale. Le motivazioni di quelli che aggrediscono sono sempre (più o meno) le stesse: “Quel territorio era nostro prima di … ecc.”; oppure: “Da un pezzo stiamo assistendo alle provocazioni e ai continui sconfinamenti … , ecc.”; oppure anche questa (che è la più ricorrente): “Continuano ad ammassare truppe ai nostri confini, è chiaro che vogliono invaderci. Non ci faremo prendere di sorpresa!” (questa l’ha usata persino Hitler per invadere la Polonia. Così è cominciata la seconda guerra mondiale).

Sono puerili autogiustificazioni ma servono a mettere in pace la coscienza dei dittatori per il costo umano della sua gente che manda a morire, ma la nazione potrà godere in seguito ai molti vantaggi da quella conquista. In realtà ben pochi ne potranno godere, ma questo succede anche nell’espansionismo economico delle democrazie governate male.

Da che mondo è mondo essere grandi e potenti consente a chi vince di essere dominatore invece che dominato. Nessun dubbio, quindi, per l’aspirante conquistatore su cosa scegliere per il suo futuro prossimo della sua grande Madre Russia. Forse incoraggiato dalla facile conquista della Crimea nel 2014 ma forse anche contando sulla minaccia atomica, che lui possiede e fa tremare di paura molti dei suoi avversari, non v’è alcun dubbio che, sul piano strategico, fine febbraio era il momento più adatto per partire con l’invasione dell’Ucraina, servendosi anche dell’inestimabile vantaggio costituito dal fattore sorpresa, quasi sempre determinante se attivato al momento giusto.

Funziona sempre: si entra con un numero impressionante di carri armati e si spara ad alzo zero su tutto quello che si para davanti. Nessun bisogno di dichiarare formalmente una guerra. Non è una guerra, è una “Operazione speciale”. Serve solo a riprendersi quello che era già della grande “Madre Russia”. Putin sa già come si fa. Lo ha già visto fare da Hitler contro polacchi e francesi, poi da Stalin contro i tedeschi; poi da Breznev contro cecoslovacchi e polacchi, già sottomessi ma che si volevano ribellare alle regole dei Soviet.

All’inizio strillano e si agitano come formiche se gli tocchi il nido, ma poi si arrendono alla forza superiore dei russi che da Napoleone in poi non hanno mai perso una guerra. La Russia non tradisce i suoi devoti figli!

Guardatelo in Tv quando parla. Nessuna debolezza. La pace? Possiamo farla subito, basta che ci diate quello che storicamente è già nostro da secoli e ci è stato portato via col crollo del regime comunista. La guerra? Non siamo noi a volerla, sono gli americani, per delega alla Nato e agli europei che armano l’Ucraina. Noi abbiamo solo avviato alcune operazioni speciali per far cessare le non dichiarate operazioni di propaganda americane tendenti a spostare la loro zona d’influenza in tutta l’Ucraina.

Questa è solo una semplice descrizione del personaggio, ma dovrebbe bastare, perché emerge da una analisi puntuale di ciò che lui fa, e riflette quello che lui pensa (che in Russia conta più di quanto da noi contino tante leggi). Sembra incredibile, eppure, dopo tre mesi di carneficina russa in Ucraina, da noi aumenta ogni giorno il numero degli ospiti che, insensibili ai crimini commessi dai russi nelle guerra mai dichiarata, si appropriano del “pacifismo” per sostenere che “qualunque accordo è utile a far terminare questa guerra”.

Quale guerra? Quella che per Putin nemmeno esiste? (Ma intanto va avanti ogni giorno a massacrare centinaia di ucraini). Quindi il pacifismo doc nostrano, spesso palesemente antiamericano e indifferente ai lutti e ai disastri inflitti agli ucraini, bada solo a mettere in pace i propri interessi, magari più della propria coscienza? E naturalmente dobbiamo coniugarlo col pacifismo dop made in Russia, che Putin difende ogni giorno coprendo gran parte dell’Ucraina con migliaia di colpi di mortaio e di assedi alle città ucraine. Ma che comunque per Putin sarebbe solo l’inizio di una lunga fase di restaurazione della Grande Madre Russia per riportarla al livello raggiunto prima dell’ubriacatura ideologica del periodo sovietico.

Nessuno di noi, in Europa, ha voglia di prolungare questa guerra, per un sacco di ragioni sempre importantissime (soprattutto per chi non è povero in canna), solo Putin ha tanto tempo, lui può aspettare, noi no. Ma noi europei siamo autentici pacifisti, se Putin ci attacca ci penserà zio Sam a mettere le cose a posto. Ok, zio Sam lo conosco abbastanza bene ma… siamo proprio sicuri che zio Sam ci difenderà nel nostro esclusivo interesse?

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