Correva, il penultimo dì di maggio, il Signor Sindaco Sala, ‘Beppe tripla S’, da un impegno pubblico all’altro, ma in mezzo ai ben sei interventi politico-istituzionali di giornata s’è ritagliato il tempo di presenziare alla presentazione della Maratona dles Dolomites, nello show-room della Tecnogym, tra le lussuose ultra-macchine da allenamento e una folta platea di giornalisti e addetti ai lavori dello sport e del turismo. La passione per la bicicletta, che si è radicata a fondo nell’Italia a partire dagli anni Novanta, è cresciuta a dismisura nelle stagioni recenti del ‘long Covid’, e ha inevitabilmente travolto anche il neo-verde primo cittadino di Milano.

Non che si veda in giro tanto sulle due ruote a Milano, Sala: dovrebbe prendere esempio dal nuovo eroe mediatico dei benpensanti progressisti, il cardinale di Bologna Matteo Zuppi, fresco capo dei vescovi d’Italia, che usa la bici invece dell’autoblu per muoversi in città. Ma negli ultimi due-tre anni, a suo stesso dire, appena può si traveste da perfetto Mamil – ovvero Middle Age Man In Lycra, come dicono gli inglesi -, inforca la bici da corsa e affronta i Navigli o qualche altro percorso d’allenamento. Politico già navigato, seppur fresco di militanze, ne approfitta anche per fare pubbliche relazioni insolite: è stato fotografato, per esempio, mentre parlotta nella nebbia sui pedali con Alessandro Sallusti, il direttore di Libero, giornale d’opposizione per eccellenza a Milano.

Ma facciamola breve: conquistatosi la sua bella regolare maglia per scendere in strada tra le cime dolomitiche alla più prestigiosa maratona d’appassionati, Sala ha raccontato di aver dato vita a una sua personale MIZO, Milano-Zoagli, che nei prossimi giorni porterà un gruppo di amici pedalatori fino alla riviera ligure, dove ha la seconda casa al mare. Garbatamente rimproverato dal patron della Maratona, Michil Costa, per aver ‘ricicciato’ il solito concetto di sostenibilità, abusato quanto poco praticato in concreto, Sala almeno qualche pista ciclabile in più ai milanesi la sta lasciando.

Come si evince in occasioni del genere, la bici è anche uno straordinario volano economico. Da qualche anno è entrata a pieno titolo nella ricca offerta ricettiva della provincia autonoma di Bolzano, una delle prime d’Europa per marketing turistico, ed è come se non fosse mai arrestato il boom. Nella sola area ladina quest’anno, addirittura, ci saranno due edizioni del SellaRonda, la cavalcata non competitiva più spettacolare intorno ai passi dolomitici. Ci saranno poi altre occasioni per tutti, e il clou arriverà, al solito, con la Maratona dles Dolomites in Alta Badia e l’altra nota gara internazionale Hero Dolomites, per mountain bikers, in val Gardena.

L’offerta turistica segue le nuove passioni, i negozi che noleggiano e vendono bici sono ormai tanti quanti quelli dello sci; gli alberghi pure: così, in pochi chilometri tra Corvara e La Villa si passa dall’hotel vetrina del turismo attivo e della Maratona, con tanto di Lounge Pinarello, il prestigioso La Perla, al Melodia del Bosco, in quel di Pedraces, dove organizzano vacanze su misura per appassionati, come ‘La pedalata tosta’ Bormio-Alta Badia, duecento e rotti chilometri e 5mila e 500 metri di dislivello.

Torniamo al nostro Sala. Anche la Lombardia, una terra dove i ciclisti sono sicuramente tantissimi, oltre un milione, prova a imitare timidamente l’Alto Adige: dal 5 giugno, con il passo dello Spluga, si apre il calendario delle temporanee chiusure al traffico per dare spazio ai pedalatori. Peccato che in Lombardia queste occasioni siano ridotte a un orario ridicolo, di quattro ore, con tanto di appena 3 per il Passo San Marco, in val Brembana, e addirittura solo 2 per Bormio 2000 e Mortirolo. Le più blasonate manifestazioni dolomitiche tolgono dalle strade auto e moto per sei-otto ore. Non a caso, la sola eccezione è il gran finale sui tre versanti dello Stelvio, a inizio settembre, dove la concomitanza con la gara Scalata a Cima Coppi e probabilmente i partner sudtirolesi e svizzeri devono aver fatto ragionare i lombardi e allargato i tempi a 8 ore.

Ecco, il Signor Sindaco di Milano, che fa il drago persino con Draghi, potrebbe mettere il suo peso e il suo potere politico al servizio della causa dei ciclisti lombardi, compagnia nella quale ora ama militare. Dovrebbe organizzare qualche bella occasione pubblica per pedalare tutti in santa pace, non solo la sua MIZO per pochi intimi. Potrebbe convincere i colleghi amministratori a copiare meglio i sudtirolesi e far partire pure qualche sana campagna d’educazione stradale.

Non sono pretese da Mamil viziati, in questo caso noi ‘lycrantropi’ delle due ruote possiamo esibire dati ufficiali della stessa Regione che non lasciano spazio a dubbi. La Lombardia, con 4250 incidenti stradali che hanno coinvolto ciclisti, e ben 40 morti, è in cima a queste tristi classifiche italiane (le zone più pericolose sono non a caso nelle province dove pedalare offre una varietà di percorsi eccellente, Sondrio, Varese, la bergamasca). Gli statistici della PoliS hanno persino presentato a Fontana – siccome il presidente lombardo, pur commercialista, risulta notoriamente un po’ distratto a far di conto – anche ‘il costo sociale dell’incidentalità’, che ammonta a 283 milioni 198 mila e 863 euro (dati 2019). E’ una vergogna e una follia, glielo potrebbe rispiegare Lei, Signor Sindaco Sala?

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