“Vaccinare e partire con la campagna entro la metà di agosto”, utilizzare le cure precoci per chi non è vaccinato, dotarsi di un “codice per la gestione della Terra” perché la prossima pandemia è “in agguato”. Giovanni Di Perri, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, guarda oltre l’estate e oltre i dati che in questi giorni sembrano rassicuranti ma anche oltre i confini spazio-temporali della pandemia. Il calo di infezioni da Sars Cov 2 ormai è un trend che si sta consolidando, anche se il numero dei morti è comunque alto, ma resta una quota stabile di ricoverati di terapia intensiva, una costante di fragili e anziani che un tempo erano i ricoveri stagionali invernali dovuti all’influenza.

Per questo bisogna prepararsi prima e meglio possibile all’autunno e ad affrontare Omicron le cui sottovarianti Ba.4 e Ba. 5 sono state ufficialmente inserite dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) tra le varianti “of concern”, quelle cioè più pericolose. Questo perché oltre al vantaggio diffusivo nei confronti delle due versioni Ba.2 e Ba.3 possiedono una variazione, L452R, presente nella variante Delta che favorisce la formazione di sincizi, ovvero la fusione tra cellule infette. Nessuno può escludere che Sars Cov 2 muti nuovamente e “non è detto che il prezzo da pagare sia una ulteriore riduzione della virulenza”.

Qual è la situazione e cosa dobbiamo aspettarci?
Lo status quo ci dice che siamo in una situazione di equilibrio: la percentuale di positività non cambia di molto. Aldilà dell’importante campagna vaccinale, con un tasso tra i più alti nel mondo, da Natale a oggi abbiamo avuto tre volte il numero dei casi da inizio pandemia. La più alta trasmissibilità di Omicron ha comportato un altissimo numero di infezioni e grazie alla vaccinazione la mortalità è molto bassa. Questa variante, fortunatamente, è meno virulenta anche nei non vaccinati. In questa fase il Covid sta facendo quello che normalmente fa una normale influenza in inverno: cioè destabilizza i quadri già precari. E così sembra rasserenante, ma il problema diventa numerico.

Cosa intende professore?
Nonostante la primavera e la bella stagione continuiamo ad aver un bel numero di casi e quindi non si tratta più una questione stagionale che ostruisce i pronto soccorso come durante l’inverno e come del resto succedeva anche prima del Covid. Abbiamo massacrato la rete ospedaliera ed è anche per questo che mancano i posti letto. L’infezione da Covid è meno pericolosa, ma l’impegno assistenziale con questi numeri e per tutto l’anno è un problema. Senza contare che abbiamo una popolazione più anziana di altri paesi.

Quindi cosa si dovrà fare, come bisogna prepararsi?
Sul piano ideale è molto semplice: disporre di un vaccino aggiornato, distribuirlo e iniziare la vaccinazione al massimo entro la seconda metà di agosto in modo da avere la popolazione a rischio già protetta quando inizierà la fase più cruenta. Ma anche capire come fare a raggiungere le persone con le terapie precoci che funzionano: abbiamo farmaci antivirali che scongiurano il ricovero fino all’80%. Ma ce ne arrivano poche.

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Bisogna chiarire il prima possibile la disponibilità del vaccino aggiornato: se ci sarà e quando. E se no, procedere con la quarta dose per chi ha più di 50 anni. Rinforzare molto l’immunizzazione dell’età scolare: dai 6 ai 18 anni perché rispondono meglio al vaccino e per il ruolo di freno alla circolazione del virus che riescono a esercitare. Ovviamente la priorità va agli anziani. Ci saranno poi da fare le stime per i ricoveri. Sarà importante, al ritorno dalle ferie, vaccinare anziani e bambini. Bisogna far ripartire la macchina delle vaccinazioni che ora è un po’ ferma.

E per i bambini che invece hanno ricevuto già le due dosi che erano state raccomandate?
Se non c’è stata una infezione nel frattempo io procederei con il vaccino aggiornato. Se ci fosse io ai miei tre figli, 11 9 e 7 anni, lo farei.

Quindi nuova campagna con vaccino aggiornato per tutti?
Diventerà periodico come l’influenza. Negli anziani la risposta immunitaria va assolutamente rinnovata.

Nessuno ha la sfera di cristallo, ma abbiamo visto come Omicron abbia avuto questa capacità di generare sottovarianti sempre più efficienti. Cosa di dobbiamo aspettare?
Il virus non si fermerà, anche se è una macchina imperfetta. La capacità di infettare è sempre migliorata e questa capacità potrà eventualmente essere un fattore selezionante in funzione di superamento dell’immunità acquisita. Con tanti vaccinati e tanti infettati e reinfettati quella variante che muterà, in modo tale da consentirgli di superare l’ostacolo dell’immunità, potrà diventare la variante vincente. Ma non è detto che il prezzo da pagare sia una ulteriore riduzione della virulenza.

Quindi non possiamo escludere che muti in maniera più aggressiva?
No, anche se non conviene al virus.

Abbiamo avuto il Covid, ora c’è la peste suina, il vaiolo delle scimmie e anche le epatite di origine sconosciuta nei bambini. Siamo noi più “virologicamente” attenti o qualcosa è cambiato?
No, ma qualcosa deve cambiare. Ci vuole una cultura di separazione del pericolo che prima non era necessario avere. La popolazione è grandemente aumentata nel corso degli anni e ci stiamo dividendo in troppi un pianeta. Se continuiamo a tagliare in Africa alberi il pipistrello che porta Ebola si avvicinerà sempre di più a villaggi e città. Questo vale anche per i mercati degli animali in Asia che. Bisogna avere un codice di gestione della Terra senza disturbare delle nicchie che possono invaderci. La prossima pandemia è in agguato. Aggiungo che queste materie vanno trattate da tecnici: sono fenomeni di grande complessità in cui convergono tantissime discipline. Bisogna darsi delle regole, mettere confini: ora c’è il monkeypox (vaiolo delle scimmie, ndr) ma il prossimo sarà un altro coronavirus perché in Cina pullulano da anni. Come del resto si ricordava un articolo del 2016 scritto proprio dai colleghi cinesi. La conclusione di quel lavoro, non era se ma quando sarebbe arrivato un nuovo virus. Non era una profezia.

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