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Apple dà uno schiaffo a Facebook sulla privacy: peccato sia un sasso nello stagno

Apple dà uno schiaffo a Facebook sulla privacy: peccato sia un sasso nello stagno
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Mentre da noi Enel celebra i suoi 60 anni con un giovane papà in maglietta verde militare e barba incolta (di chiara ispirazione zelenskiana) e una tariffa scontata del 30% per due anni, per tranquillizzare i consumatori nonostante le recenti dichiarazioni di Draghi, un nuovo spot di Apple fa capire quanto in Italia siamo lontani dalla buona pubblicità.

A modo suo anche Apple vuole tranquillizzare i consumatori ma su un altro tema, e lo fa in modo magistrale. Si tratta della protezione dei dati sensibili sul social, questione su cui non si è mai fatto abbastanza né per quanto riguarda l’educazione a una maggiore consapevolezza degli utenti riguardo alla privacy, né per quanto riguarda le soluzioni per la protezione effettiva dei dati dal loro commercio indiscriminato con il tracking delle app.

Protagonista dello spot è Ellie, una ragazza che si trova in un negozio di dischi e sta per acquistare un vinile quando viene attirata da un rumore che proviene da un altro ambiente dietro una porta. Si avvicina e nota che sulla porta c’è un’insegna: “Asta dei dati di Ellie”. Entra e si trova in una improbabile backroom piena di gente con un banditore che lancia dei lotti agghiaccianti: tutta la posta elettronica di Ellie, anche quella personale, le sue preferenze negli acquisti in farmacia, la mappa di tutti i suoi spostamenti abituali, perfino una sua amicizia, le sue transazioni online, la storia della sua navigazione in rete, messaggi, notifiche, ecc.

Quando il banditore sta per annunciare il “pezzo forte” della collezione, Ellie afferra il suo iPhone e clicca subito sul comando che impedisce a tutte le app di effettuare il tracking registrando le sue preferenze in ogni attività. E, come d’incanto, svaniscono banditore, assistenti, e via via tutti i partecipanti all’asta. Puf. Uno spot efficace che rende in modo semplice e immediato quali siano i pericoli di una gestione “distratta” della privacy.

Già immaginiamo come devono averlo preso quelli di Facebook, abituati come sono a far man bassa dei dati degli utenti. Ma dev’essere stato un sasso nello stagno anche presso gli sviluppatori di app. Quello che viene da chiedersi invece è a che punto è l’aggiornamento del governo su queste tematiche e se la tanto decantata privacy abbia veramente in Italia tutta la tutela che, teoricamente, lo Stato ci assicura…

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