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Modena, operaio 63enne si ammalò in azienda di Covid e morì poco dopo: i titolari accusati di omicidio

Lo riporta la Gazzetta di Modena. Il tutto è successo fra il marzo e l'aprile del 2020. Secondo l'accusa, i responsabili sono coinvolti per via della mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale
Modena, operaio 63enne si ammalò in azienda di Covid e morì poco dopo: i titolari accusati di omicidio
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Tra il marzo e l’aprile del 2020 lavorava in appalto, per conto di una cooperativa, in un’azienda di lavorazione carni di Castelvetro, nel Modenese, quando, contratto il Covid, morì nel giro di pochi giorni. Ora, per il decesso di quell’operaio 63enne, il titolare della società e il rappresentante della cooperativa sono accusati di omicidio a causa della mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale. A riportare la vicenda, finita davanti al Tribunale della città emiliana, è la Gazzetta di Modena.

All’epoca, all’interno della ditta, si sviluppò un focolaio di Coronavirus: i contagi furono diversi ma morì solo il 63enne. In base alle analisi condotte dai medici per conto della Procura l’uomo aveva elevati fattori di rischio per diverse patologie di cui era affetto ma non sarebbe stato adeguatamente protetto sia con le mascherine e gli altri dispositivi di sicurezza, sia con un adeguato distanziamento sulla postazione di lavoro. Si è svolta l’udienza preliminare e il titolare della società ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Una procedura che ‘congela’ le prove raccolte fino al momento dell’udienza e, in caso di condanna permette di ottenere lo sconto di un terzo della pena. L’udienza è stata fissata per il 21 novembre. Il rappresentante della cooperativa non ha invece fatto richiesta di riti alternativi e, in quella data, saprà se sarà rinviato a giudizio all’interno di un procedimento ordinario.

Il caso di Castelvetro rischia di creare un precedente e di essere una sorta di spartiacque in tema di Covid e lavoro. Emerge a poche ore di distanza da un’altra vicenda giudiziaria, di natura civile, aperta innanzi al Giudice de Lavoro del Tribunale di Ravenna che ha visto i familiari di un badante di origine romena morto di Covid l’anno scorso, a 68 anni, chiedere 1,2 milioni di danni, patrimoniali e non, al suo anziano datore di lavoro, un 83enne ravennate, inquadrandolo quale persona che lo aveva contagiato. Il procedimento, partito davanti al Giudice del Lavoro romagnolo vede tra i soggetti citati, oltre all’anziano, anche la sua assicurazione e l’Inail. Secondo quanto lamentato dagli eredi del defunto, il contagio sarebbe avvenuto sul luogo di lavoro e il Covid sarebbe stato la causa esclusiva, o prevalente, del decesso del badante. La prossima udienza è fissata a settembre e, in base alle richieste del magistrato, l’Ausl Romagna dovrà consegnare i risultati di tutti i tamponi fatti sul badante deceduto e sui suoi familiari mentre l’Inail dovrà esibire l’indagine ispettiva, ancora in corso, aperta sulla vicenda.

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