“In una fase come quella che stiamo vivendo, nel pieno del conflitto ucraino e della gravissima crisi energetica che ha generato, col Pnrr da applicare e transizione ecologica da attuare, è inaccettabile che il ministro Cingolani perpetui la scelta di oscurare la sua agenda pubblica d’incontri con i lobbisti”. A un anno di distanza, l’ong The Good Lobby torna a battere su un tema già sollevato a maggio 2021: la sparizione dal sito del Ministero della Transizione ecologica dell’agenda degli incontri di Roberto Cingolani con rappresentanti di aziende, associazioni di categoria e organizzazioni della società civile, uno strumento di trasparenza introdotto dal suo predecessore Enrico Costa. E lo fa dopo la puntata di Report che ha svelato le pressioni sul suo ministero delle lobby dell’industria fossile durante la messa a punto del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Raggiunto dal fatto.it, il ministro-scienziato aveva spiegato che quelle pagine erano state rimosse “nelle more di un’interlocuzione in corso” con il Garante della privacy, che aveva contestato la pubblicazione online dei dati personali dei soggetti incontrati, in una sorta di database non autorizzato. Dodici mesi dopo, però, il problema non è stato ancora risolto. “Lui pensa di averla online. Almeno così sembra dalle dichiarazioni riportate nella puntata di Report di lunedì 16 maggio, in cui ha affermato di avere “un’agenda trasparente”. Peccato che non sia così: dal sito web del Ministero la sua agenda è scomparsa da maggio 2021 per supposti problemi di “privacy” che in oltre un anno non si è stati in grado di risolvere”, attaccano da The Good Lobby.

“Grazie alla trasmissione Report e alle indagini di ReCommon – prosegue il comunicato – abbiamo saputo dei suoi cento e più incontri precedenti all’invio del Recovery Plan (aprile 2021) con Eni e Snam, che hanno spinto per orientare la richiesta di finanziamenti europei verso il gas fossile e l’idrogeno blu. E meno male che la Commissione ha detto no. Il suo è un ministero cruciale, come lo sono anche gli altri che si fanno un baffo della trasparenza, atto dovuto all’estero ma in Italia concessione negata, alla Marchese del Grillo. Per questo The Good Lobby lancia una grande petizione online (qui per firmare, ndr) per spingere perché si arrivi finalmente a una vera e propria legge sul lobbying che non fa certo paura ai lobbisti che operano con serietà. Ma a qualche ministro e a qualche realtà industriale forse sì”.

Sul tema, per la verità, esiste una proposta di legge ferma al Senato dopo l’approvazione della Camera a inizio 2022: il testo prevede un registro, da istituire presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, contenente un’“agenda degli incontri” che ogni lobbista dovrebbe aggiornare ogni settimana indicando luogo, data, ora e durata, soggetto che ha formulato la richiesta, sintesi e contenuto dei temi trattati. Anche qui con un buco notevole, perché un salvacondotto votato da tutti i partiti (esclusi 5S e Alternativa) esclude Confindustria e le altre organizzazioni imprenditoriali, nonché i sindacati, dagli obblighi di trasparenza. Secondo The Good Lobby, “un controsenso che aggrava per legge l’asimmetria già esistente di fatto, legittimando la posizione dominante delle sigle imprenditoriali”.

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