La scelta fatta da Finlandia e Svezia in merito all’adesione alla Nato ha spezzato il fronte, poco conosciuto, dei Paesi europei non allineati ed oggi formato unicamente da Austria, Cipro, Irlanda, Malta e Svizzera. Queste nazioni, per un motivo o per l’altro, decisero di non schierarsi formalmente con l’Alleanza Atlantica durante la Guerra Fredda, preferendo non esporsi a possibili ritorsioni da parte del Patto di Varsavia. Gli orientamenti politici di questi Paesi sono chiaramente filo-occidentali, ma l’adozione della neutralità ha prevalso su ogni altra considerazione. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha però spinto Helsinki e Stoccolma a un ripensamento importante e alla formalizzazione della domanda di adesione alla Nato (salvo eventuali ostacoli posti dalla Turchia). Ma anche in altri Paesi l’opinione pubblica storicamente neutrale potrebbe presto cambiare.

Un sondaggio, realizzato alla fine di marzo in Irlanda, ha evidenziato come la maggior parte dei cittadini sia a favore di un aumento delle spese militari e come il 48% dei cittadini voglia entrare a far parte della Nato, un record assoluto. I risultati hanno messo in luce un cambio di mentalità che negli anni è stato rafforzato dalla ferma volontà di Dublino di evitare ogni alleanza militare con la Gran Bretagna al punto di scegliere la neutralità durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo svolgimento di esercitazioni militari da parte della Russia nei pressi delle coste irlandesi, nel mese di febbraio, potrebbe aver favorito un atteggiamento diverso. I dati sono, però, poco consolidati dato che due nuove inchieste, risalenti ad aprile, hanno evidenziato che circa i due terzi degli irlandesi siano contrari alla Nato. Il presidente Michael D Higgins, che ha definito la guerra in Ucraina come immorale e priva di giustificazioni, ha dichiarato che è arrivato il momento di aprire un dibattito interno alla società irlandese sul futuro della neutralità.

L’aggressione russa all’Ucraina sembra aver lasciato il segno in Svizzera, dove Paelvi Pulli, responsabile della Politica di Sicurezza al ministero della Difesa, ha recentemente dichiarato che “di recente qualcosa è mutato nell’interpretazione della neutralità elvetica”. Le parole di Pulli, riportate da Repubblica, fanno seguito a quelle del ministro della Difesa, Viola Amherd, che ha escluso un’adesione all’Alleanza Atlantica ma allo stesso tempo ha chiarito che “la Svizzera deve rafforzare la sua cooperazione internazionale, anche con gli Stati Uniti”. Lo svolgimento di esercitazioni congiunte tra l’esercito svizzero e le forze dell’Alleanza Atlantica uniti agli investimenti per la modernizzazione interna sono chiari esempi del rafforzamento di cooperazione. La neutralità della Svizzera è stata riconosciuta ufficialmente dal Trattato di Parigi del 1815 e da allora questa nazione non partecipa a conflitti armati tra altri Paesi. Nel 2002 c’è stata una parziale attuazione della neutralità in seguito all’ingresso nelle Nazioni Unite e alla volontà di rispettarne le sanzioni. Per decenni la neutralità ha goduto di un supporto pressoché universale tra gli svizzeri, con tassi di approvazione superiori al 90%. Passo dopo passo, però, le cose sono iniziate a cambiare e il quadro è diventato meno monolitico. Secondo un recente sondaggio, infatti, il 52% degli svizzeri vorrebbe aderire a una forza di difesa europea, mentre “appena” il 66% è contrario a un’adesione alla Nato.

Discorso diverso, invece, per l’Austria. Questo è quanto è emerso da un sondaggio dell’agenzia di stampa austriaca APA secondo cui il 75% dei cittadini è contrario alla Nato e solamente il 14% è in favore. Il 52% degli austriaci è convinto che la neutralità protegga l’Austria ed il 46% è anche piuttosto scettico nei confronti dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Le origini della neutralità austriaca risalgono al 1955, quando il Parlamento adottò una legge costituzionale che assegnò uno status di neutralità perpetua. La legge costituzionale rafforzò quanto espresso dal Trattato di Stato, siglato con i rappresentanti delle forze alleate, che impedì all’Austria di ospitare basi militari straniere, di partecipare a una guerra e a un’alleanza militare.

A Malta la neutralità è uno dei pilastri della Politica Estera nazionale e “il perseguimento della pace, della sicurezza e del progresso sociale tra tutte le nazioni mediante l’adesione a una politica di non allineamento e al rifiuto di partecipare a ogni alleanza militare” sono sanciti dalla Costituzione. I principi, riportati dal The Malta Independent on Sunday, godono ancora del supporto della maggioranza dei maltesi. Il 63% ha dichiarato, in un sondaggio eseguito un mese prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, di sostenere fortemente la neutralità di Malta.

Il presidente cipriota Nicos Anastasiades ha recentemente ricordato, come riportato dal portale Business Standard, che “il suo è un Paese piccolo e bisognoso di protezione” e che “è molto importante che questa protezione sia efficace e venga approvata dalla popolazione”. Discutere dell’appartenenza di Cipro alla Nato “è precoce perché anche se il governo fosse favorevole ci sono problematiche serie da affrontare e, ovviamente, l’obiezione da parte della Turchia”. Le relazioni tra Nicosia e Ankara sono precipitate nel 1974 dopo il Paese sul Bosforo invase l’isola e ne occupò la parte settentrionale. La Turchia ha riconosciuto unilateralmente quell’area dell’isola che ha proclamato la propria indipendenza nel 1983, ma non la Repubblica di Cipro.

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