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Chiara Appendino assolta in appello nel processo Ream a Torino: cade l’accusa di falso. L’ex sindaca in lacrime dopo la sentenza

Il processo riguardava il mancato inserimento nel bilancio comunale di un debito di 5 milioni nei confronti di una società che si era proposta di riqualificare l'ex area Westinghouse
Chiara Appendino assolta in appello nel processo Ream a Torino: cade l’accusa di falso. L’ex sindaca in lacrime dopo la sentenza
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La Corte di Appello di Torino ha assolto l’ex sindaca Chiara Appendino dalle accuse mosse nell’ambito del processo Ream. La pronuncia del giudice riguarda anche il suo capo di gabinetto Paolo Giordana e l’assessore al Bilancio Sergio Rolando. In primo grado Appendino era stata condannata a 6 mesi di reclusione per una ipotesi di falso. La Procura generale aveva chiesto di riformulare la pena per Appendino e Rolando a 9 mesi. Appendino, che ha accolto la sentenza in lacrime, è stata sindaca fino a ottobre scorso e ora è dirigente del Movimento 5 Stelle. “Sono state lacrime liberatorie. Ma anche lacrime di gioia. È stata confermata la mia buona fede” ha detto al termine dell’udienza ai giornalisti. “E’ stata una pagina dolorosa – ha aggiunto – ma ora sono contenta e non vedo l’ora di riabbracciare la mia famiglia”.

L’accusa si concentrava sul mancato inserimento nel bilancio di un debito del Comune di 5 milioni nei confronti della società partecipata Ream, società che al tempo si era proposta di riqualificare l’ex area Westinghouse. La cifra era stata versata come caparra per le opere di riqualificazione della zona, progetto che venne poi assegnato a un’altra società. Secondo l’accusa il debito verso la Ream doveva essere onorato nel 2017, invece fu pagato nel 2018. Un’operazione che, sempre secondo i magistrati, permise di portare in pareggio i conti del municipio. Appendino ha sempre sostenuto che si è trattato di un errore tecnico e si è detta convinta “di aver perseguito o cercato di perseguire gli interessi della città”.

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