Ha tradotto in russo i massimi scrittori e poeti italiani dell’Ottocento e del Novecento, nel corso dei decenni (dal 1959 in poi) ha reso nella lingua sua e dei suoi connazionali la bellezza di Dante, Petrarca, Ariosto, Montale, Luzi, è appassionato dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, conosce a memoria i libretti di Giacomo Puccini, Gioachino Rossini e Giuseppe Verdi. Ha ricevuto premi e riconoscimenti, soprattutto dai nostri ministeri: “L’Italia è la mia vita!” come ha detto una volta in un’intervista in cui ha raccontato come innumerevoli altre volte il suo amore per il nostro Paese. Eppure tutto questo non basta: Evgenij Solonovich, 88 anni, il massimo italianista russo, è stato escluso dal comitato organizzativo del Premio Strega. La decisione è stata presa dal ministero degli Esteri, come ha confermato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci che organizza uno dei più autorevoli premi letterari italiani, a Repubblica.it. “Ho appreso della decisione a malincuore – spiega – Personalmente mi dispiace perché è un dialogo che si interrompe sui libri e la cultura“. Petrocchi precisa che “quanto deciso prescinde totalmente dall’organizzazione del Premio” e che è la Farnesina a coordinare “la partecipazione degli Istituti italiani di cultura”.

Gli Istituti italiani di cultura nel mondo contribuiscono alla costituzione della giuria del premio, selezionando oltre 230 appassionati della lingua e della cultura italiana che ampliano la platea di lettori incaricati di selezionare la cinquina dei finalisti e il libro vincitore. Gli ultimi istituti ad entrare nella “giuria estera” sono stati quelli di Algeri, Haifa, Seoul, Stoccarda e Strasburgo. Per quello che si capisce al momento la decisione della Farnesina è diretta all’istituto di Mosca e quindi indirettamente coinvolge Solonovich.

A dare la notizia della sua esclusione è stata la slavista Olga Strada, ex direttrice dell’Iic di Mosca dal 2015 al 2019: “Di fronte a queste decisioni insensate non posso che indignarmi! Cosa c’entrano Solonovich e Anna Jampol’skaja (anche lei celebre italianista e pure lei esclusa dal comitato Premio Strega per gli stessi motivi) con la questione bellica in atto? Tutto questo non ha senso!”. Tra chi commenta il post su facebook di Strada c’è la stessa Jampol’skaja: “Sono rimasta perplessa – racconta – perché direttamente dal Premio Strega non abbiamo ricevuto nessun messaggio. Ci hanno inviato i testi da leggere e poi silenzio. Posso intuire la loro motivazione e anche capirla, ma forse valeva la pena di scrivere due righe agli italianisti russi che per alcuni anni hanno fatto questo lavoro”. Con Repubblica.it Strada sottolinea: “Chi per decenni, come l’esimio italianista, ha diffuso la conoscenza della letteratura italiana, traducendo in russo non solo i massimi autori ma anche quelli per così dire ‘di nicchia’, non può essere messo in un angolo solo perché di nazionalità russa”. E mette in evidenza il paradosso dei paradossi: Solonovich è nato a Sinferopoli, che è in Crimea.

Tra i vari premi ricevuti negli ultimi cinquant’anni da Solonovich ci sono il premio del ministero della Pubblica Istruzione (1966, per la traduzione di Dante), il premio nazionale di poesia Salvatore Quasimodo (1969), il premio Montale (1983), il premio nazionale per la traduzione del ministero dei Beni culturali. Perché scelse proprio l’italiano, gli chiesero in un’intervista al Corriere Romagna? “Non per la letteratura, che ancora non conoscevo, bensì per l’amore del canto italiano, perché la radio russa trasmetteva spesso i frammenti delle opere liriche e le canzoni napoletane, molto popolari in Russia. Così fu la musica che influì sulla mia scelta”. “Come amante della poesia italiana – continuava in quell’intervista – non sono mai stato fedele a un autore: così tradivo Dante con Petrarca, Petrarca con Ariosto e così via. Man mano che traducevo i sonetti romaneschi di Belli, li pubblicavo su varie riviste russe e raccolsi le traduzioni nel volume pubblicato nel 2012, esaurito presto, fu seguito nel 2015 da una nuova edizione accresciuta. In Belli, poeta dello stato papalino, uno stato autoritario, ci sono tanti riferimenti simili alla vita politica e culturale sovietica e post sovietica”. Eppure il ministero degli Esteri ha deciso che non può votare i libri italiani.

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