La politica sta perdendo una scommessa fatta ormai sette anni fa, ma a pagare saremo tutti noi. Mentre incidenti e morti sul lavoro segnano un aumento costante, confermato anche nei primi mesi di quest’anno, l’ultimo decennio ha visto crollare il numero di ispettori e controlli. E i nodi stanno venendo al pettine. Perché oltre ad essere un problema di organici, il contrasto all’illegalità è soprattutto questione di competenze. E quelle degli ispettori che vigilano sul mondo del lavoro le stiamo svilendo e dilapidando così in fretta che manca il tempo di farle acquisire ad altri. Lo dicono gli ispettivi dell’Ispettorato nazionale del lavoro, istituito con la riforma del 2015 dal governo di Matteo Renzi per unificare tutta la vigilanza, compresa la materia di Inps e Inail, che da allora non possono più assumere nuovi ispettori. “L’idea dell’ispettore unico e onnisciente è semplicemente impossibile, e la transizione non sta funzionando”, spiegano. E una collega dell’Inail conferma: “Dopo anni di affiancamenti e formazione, ancora non conosco un ispettore Inl davvero autonomo nella nostra materia, ma intanto noi siamo ridotti a meno di 200 in tutta Italia: quando saremo andati tutti in pensione chi vigilerà in ambito infortunistico?“. E non è finita. Perché un decreto del governo Draghi ha esteso agli ispettori Inl anche gli accertamenti su sicurezza e salute finora svolti dal personale tecnico del Servizio sanitario nazionale. Che è in allarme perché “per accedere al nuovo bando di ispettore tecnico dell’Inl basta una semplice laurea triennale“. “Un laureato in filosofia che azzecca il test a crocette entrerà nei ruoli tecnici: siamo all’improvvisazione, e si rischiano danni enormi”, commenta l’ispettore Inl. Non può essere un caso, dunque, se per la prima volta e in contemporanea gli ispettori Inps, Inail e Inl minacciano scioperi e sono in stato di agitazione.

Dagli organici all’osso, all’ispettore “tuttologo” – Le comunicazioni di incidenti arrivate all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) tra gennaio e marzo sono state 194.106 contro le 128.671 del primo trimestre del 2021, anno in cui 1221 persone hanno perso la vita sul posto di lavoro, oltre il 12 percento in più rispetto al periodo pre pandemia. Un aumento continuo che interroga le scelte fatte sul fronte della prevenzione e dei controlli. Partiamo dai numeri: nel 2015, anno della riforma Renzi, l’Inail aveva 470 ispettori che oggi si sono ridotti a meno di 200, con intere province scoperte e regioni sguarnite. L’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) aveva 1600 ispettori e oggi ne conta 970, con altri 200 in attesa della pensione entro l’anno. E lo stesso Ispettorato nazionale del lavoro, creato nel 2016 per ricondurre tutta l’attività ispettiva sotto il controllo del ministero del Lavoro, dai 6500 ispettivi di sette anni fa è passato ai 4mila di oggi. “Negli uffici territoriali la carenza di organico è incredibile: non riusciamo a evadere le richieste del mondo produttivo e anche il personale amministrativo è ormai all’osso, così gli ispettori non escono per i controlli perché devono stare in ufficio a seguire la parte amministrativa”, denuncia una ispettrice Inl che chiede di restare anonima. È vero, a maggio è previsto l’innesto di 1900 nuovi ispettori ordinari dell’Ispettorato nazionale del lavoro, ed entro la fine dell’anno di altri 1174 ispettori tecnici. “Ma è grave che il bando per i profili tecnici accetti una qualunque laurea triennale”, spiega l’ispettrice. Secondo il paradigma inaugurato nel 2015, e mai messo in discussione dai governi successivi, “un ispettore dell’Inl dovrebbe conoscere la materia previdenziale dell’Inps, quella assicurativa dell’Inail, oltre alla nostra, quella giuslavoristica: non mi sentirei mai serena a fare la tuttologa, il rischio di fare danni è altissimo e parliamo della vita delle persone”.

La transizione delle competenze che non funziona – Condannati all’estinzione dalla riforma del 2015, che ha decretato per loro il ruolo a esaurimento, e cioè l’impossibilità di assumere nuovo personale per sostituire chi va in pensione, gli ispettori di Inps e Inail combattono da anni una battaglia per tutelare il loro lavoro. Un’attività che, tra l’altro, valeva parecchio anche per le casse dello Stato. “Nel 2015 un ispettore Inps accertava elusione contributiva per oltre un milione di euro l’anno“, spiega Alessandro Menini, segretario nazionale Confsal Unsa Inps, che denuncia un danno di decine di miliardi negli ultimi anni, “perché ai mancati accertamenti bisogna sommare anche gli effetti indiretti del blocco dell’attività criminosa sulle casse pubbliche, che valgono dieci volte l’attività ispettiva”. Menini ha proposto all’Inps di utilizzare l’autonomia che la legge riconosce all’ente per aggirare il ruolo a esaurimento e creare una figura professionale alternativa con potere amministrativo per la verifica della contribuzione. Così da poter assumere nuovo personale e mantenere le competenze della vigilanza previdenziale all’interno dell’ente. Del resto, dice la stessa ispettrice dell’Inl, “anche solo sul calcolo degli imponibili, i colleghi Inps hanno un grado di specializzazione che noi non possiamo avere. Se si vuole fare tutto e male, allora ci siamo. Se invece si vogliono fare le cose bene, allora ci vogliono persone specializzate”. La questione mette tutti d’accordo, e l’ispettrice Inail aggiunge: “Mentre il ruolo a esaurimento ci ha decimati, l’affiancamento ai colleghi Inl iniziato ormai da quattro anni non sta funzionando, e io di ispettori Inl autonomi sulla materia Inail non ne conosco, perché la materia è particolarmente complessa e le complicazioni burocratiche e autorizzative dell’Inl non hanno certo aiutato”. E ancora: “Sul versante delle prestazioni, degli accertamenti per il loro tempestivo riconoscimento, poi, siamo ancora a zero quanto a competenze acquisite dai colleghi Inl”.

Il paradosso: meno qualifiche e più competenze – Insomma, da un lato gli organici falcidiati dai pensionamenti e le conseguenze sull’attività ispettiva, dall’altro una transizione verso l’Ispettorato unico e l’ispettore onnisciente che non sembra funzionare. Tanto che l’ultima iniziativa dell’attuale governo ha fatto arrabbiare tutti. Si tratta del decreto legge 146 del 2021, che al super ispettore Inl affida anche gli accertamenti in materia di sicurezza e salute, prima di esclusiva competenza del personale tecnico del SSN laureato in Tecniche della prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro. Da oggi, oltre a tutto il resto, questi accertamenti toccheranno anche a chi diventa ispettore Inl con una qualunque laurea triennale e dopo aver superato un test a crocette. “Sbigottiti e sgomenti” si sono detti Ordini e Albi professionali dei tecnici sanitari: “Siamo arrivati al punto che può eseguire una corretta verifica dell’operato degli imprenditori, nell’apprestamento delle postazioni di lavoro dei propri collaboratori, un qualunque laureato senza la benché minima conoscenza, non diciamo competenza, di cosa sia un rischio chimico, fisico, biologico e di tutti i rischi presenti nell’ambiente di lavoro ivi compresi quelli trasversali, organizzativi o psicosociali”. Lo scrivono ai loro referenti nazionali, e li invitano a non rendersi “corresponsabili del peggioramento del sistema di controllo della tutela della salute dei lavoratori italiani“. Ma nonostante le proteste, ad oggi l’Ispettorato nazionale del lavoro va dritto per la sua strada. “Inorridisce, poi, che abbiano affidato questi accertamenti a tutti gli ispettori Inl, compresi quelli ordinari che non hanno le competenze per occuparsi di sicurezza e salute”, commenta l’ispettrice Inl. “Avrebbero dovuto limitare la cosa agli ispettori tecnici, ma forse si sono accorti che sono appena 180 in tutta Italia? E il migliaio di nuovi assunti che arriverà entro fine anno, pur mettendo da parte le modalità di selezione, di quanto tempo avranno bisogno prima di acquisire le necessarie competenze ed essere operativi? Sia chiaro, parliamo di molti anni”

Ispettori in agitazione in tutti gli enti – L’iniziativa del governo ha portato allo stato di agitazione i dipendenti ispettivi di Inps e Inail, perché l’Ispettorato del lavoro ha esteso anche a loro l’obbligo di acquisire le competenze su sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. “Già siamo in graduatoria a esaurimento, figurarsi se dobbiamo fare pure la sicurezza, che richiede conoscenze specifiche e grandi responsabilità: o hai la laurea specialistica sul tema o non puoi”, commenta un ispettore Inps, che come i colleghi chiede la garanzia dell’anonimato. E spiega che di questo passo “facilmente arriveremo allo sciopero”. Nel frattempo, i colleghi dell’Inl hanno già scioperato e sono anche loro in stato di agitazione. Perché, oltre agli organici in affanno e ai rischi connessi alle troppe competenze richieste, il governo li ha esclusi dalla perequazione retributiva riconosciuta a tutti i dipendenti ministeriali con lo stesso contratto. “Se io trovo due lavoratori che fanno la stessa mansione perché hanno lo stesso contratto e uno di loro è demansionato, devo fare verbale. E invece noi ispettori subiamo questa discriminazione proprio mentre ci caricano di nuove incombenze”, commenta l’ispettrice Inl. Ma se gli ispettori si agitano, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è sereno: “Dobbiamo continuare su questa strada”, va ripetendo. E annuncia che “proprio in questi giorni sono arrivati i dati che ci dicono che il numero delle imprese chiuse perché hanno violato la normativa sulla sicurezza e sui contratti di lavoro è raddoppiato rispetto allo scorso anno“. I dati non mentono, ma sono conseguenza dello stesso decreto 146 che amplia le ragioni di sospensiva dell’attività imprenditoriale, che ora può essere fermata anche per l’assenza di documentazione durante l’ispezione. Insomma, non è certo il risultato di maggiori controlli, né di strategie mirate . “La verità – continua l’ispettrice Inl – è che sulle richieste di intervento ci sono uffici in ritardo anche di sei o otto mesi, e non resta più tempo per fare vigilanza in settori specifici, mentre 15 anni fa con altri organici si riuscivano a fare”. E poi: “Adesso puoi occuparti meno dei settori più problematici, come il mondo della logistica, pieno di cooperative spurie, sfruttamento, eccetera. Lì bisognerebbe fare vigilanze a tappeto, settoriali. Ma fatichiamo a stare dietro alle denunce, e di programmato e specifico non si riesce più a fare nulla“.

Un mondo del lavoro più precario e meno controllato – E’ questo il quadro nel quale andranno inserite le nuove assunzioni, meno preparate e meno specializzate. “Probabilmente ci si vuole accontentare di una qualità inferiore dei controlli“, commenta l’ispettrice Inail. E se la sicurezza sanitaria è materia di un corso di qualche mese, e quella assicurativa è affidata a sporadici affiancamenti ai colleghi Inail, sul fronte della materia contributiva previdenziale in capo alla vigilanza dell’Inps, gli affiancamenti non sono nemmeno mai partiti. “Lì si decide il futuro previdenziale e la storia contributiva di un lavoratore, perché accreditando o disconoscendo contributi cambi l’esistenza di una persona, anche in modo doloroso”, spiega l’ispettore Inps. E la collega Inail aggiunge: “Chi pensa che con un corso di formazione e senza un background ci si può cimentare in materie così vaste si sbaglia. E’ un profondo errore questo di istituire un ispettore tuttologo, e infatti negli altri paesi Ocse si va nell’opposta direzione”. E ancora: “Si è scelto di mettere mano a una cosa che funzionava benissimo, ma forse eravamo troppo bravi e si voleva mettere sotto il cappello del ministero, e dunque del potere politico, questa attività”. Il risultato lo riassume l’ispettrice dell’Ispettorato nazionale del lavoro: “Ad oggi, la conseguenza è uno Stato più debole nei confronti dell’illegalità, puro e semplice. E se pensiamo che il 90 percento delle persone di cui ci occupiamo sono anche lavoratori precari, la vulnerabilità alla quale stiamo condannando il mondo del lavoro è ormai sotto gli occhi di tutti”

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