Cultura

Il borgo dietro la Gioconda? È Bobbio: ecco cosa dicono le nuove rivelazioni della ricercatrice Carla Glori

Un lavoro, portato avanti da Glori nel corso degli anni. Partito da una pura e semplice intuizione. Quale? Vale la pena ricostruire passo passo questo straordinario viaggio nel passato, che proprio negli ultimi giorni ha aggiunto un altro, forse decisivo tassello. Una trama degna del Codice da Vinci di Dan Brown, basata però su solidissime basi scientifiche

di Simona Griggio

Chissà a cosa pensava Monna Lisa, nel suo sguardo indecifrabile e magnetico, mentre Leonardo Da Vinci la dipingeva. Dietro di lei si staglia il paesaggio in cui ogni visitatore del Louvre di Parigi vorrebbe tuffarsi. Uno scorcio della campagna toscana? Fino a oggi sembrava fosse così. Invece no. Si tratterebbe della campagna di Bobbio. Un piccolo comune in provincia di Piacenza bagnato dal fiume Trebbia e immerso negli Appennini. Un minuscolo gioiello. Ma di enorme importanza storica. Bobbio è il paese dell’abbazia di San Colombano, fulcro dell’ordine benedettino per tutto il Medioevo e sede, insieme a Piacenza, di un’importante diocesi. Persino la televisione lo ha incoronato nel 2019 il più bel borgo d’Italia.

Il legame fra la più celebre donna dell’arte, ritratta fra il 1503 e il 1506, e il paesaggio che ne fa da sfondo, corre sul filo delle ipotesi. Ma trova ora riscontri precisi, supportati delle peregrinazioni di Leonardo da Vinci. Il genio. La rivoluzionaria teoria è formulata da una ricercatrice, Carla Glori. Nel dettaglio, questa la sua constatazione: alle spalle della Gioconda si aprirebbe la suggestiva visuale dell’appennino piacentino, quella che si può godere dal castello Malaspina Dal Verme. A Bobbio.

Un lavoro, portato avanti da Glori nel corso degli anni. Partito da una pura e semplice intuizione. Quale? Vale la pena ricostruire passo passo questo straordinario viaggio nel passato, che proprio negli ultimi giorni ha aggiunto un altro, forse decisivo tassello. Una trama degna del Codice da Vinci di Dan Brown, basata però su solidissime basi scientifiche.

Ma non spoileriamo. Partiamo dall’inizio. Da quando nel 2010 Carla Glori individua alle spalle di Monna Lisa il Ponte Gobbo di Bobbio. E’ un’architettura del tutto particolare, non in piano ma irregolare (per questo chiamato Gobbo) sorretta da undici arcate, che attraversata al tramonto regala toni e colori spettacolari. Porta con sé anche una definizione leggendaria. E’ il Ponte del Diavolo, creato da Satanasso in persona per spaventare i monaci dell’Abbazia ed evitare che lo attraversassero, portando nel mondo messaggi di amore e di bene universale.

Ma nella ricostruzione della studiosa anche il Trebbia e l’ampia ansa che forma in quel tratto coincidono con il paesaggio del quadro di Leonardo. E anche le alture sullo sfondo, simili a quelle della Val Tidone e degli 836 metri di altezza della montagna nota come Pietra Parcellara. Nel 2015 gli architetti Davide e Angelo Bellocchi realizzano una serie di ricostruzioni in 3D. Evidenziando 10 punti di riferimento che paiono confermare le ipotesi.

Tutte queste similitudini non sarebbero però state sufficienti. Bisognava anche collocare Leonardo in quei luoghi. E di solidi indizi ne sono arrivati a bizzeffe nel tempo. Un articolo della ricercatrice di un anno fa si era concentrato sui disegni murali del castello Malaspina Dal Verme, dedicati a Galeazzo Sanseverino, mecenate e amico di Leonardo, che avrebbe supervisionato il progetto. La donna ritratta sarebbe quindi Bianca Giovanna Sforza moglie del Sanseverino e figlia di Ludovico il Moro. Appunto, duca di Milano e signore di Bobbio. Non si tratterebbe quindi di Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo come hanno sempre ritenuto gli studiosi di Leonardo.

Un altro dettaglio importante? Nella sua vigna di Milano Leonardo coltivava la malvasia di candia aromatica. E’ una produzione tipica della Val Tidone: lo ha rivelato nel 2015 una comparazione del dna fatta dall’Università di Agraria di Milano. Nel Cinquecento le merci agricole non viaggiavano con facilità: più ragionevole pensare che fossero state portate con sé di ritorno da un viaggio. Adesso un nuovo tassello. C’entrano gli icnofossili, che sono le tracce fossili di impronte di antichi esseri viventi. E c’entra la scoperta di un gruppo di scienziati guidati da Andrea Baucon dell’Università di Genova e Gerolamo Lo Russo del Museo di Storia Naturale di Piacenza. Confermano la presenza di Leonardo in località Pierfrancesco di Gropparello, vicino a Bobbio.

Che cosa scrive Carla Glori? “Gli studi hanno provato che le medesime forme nella pietra sono state studiate e riprodotte da Leonardo nel Codice Leicester. Dai paleontologi mi è giunta conferma che gli icnofossili tipici di Pierfrancesco si trovano a Bobbio, raggiungibile facilmente da Leonardo a schiena d’asino”. E aggiunge: “Che quel territorio fosse di grande interesse geologico per Leonardo lo avevo scritto nel 2011, ma la recente scoperta pubblicata da Rips, rivista specializzata in geologia di livello mondiale, ha valore scientifico assoluto”.

Quale che sia la forza della rivelazione, sicuramente dimostra quanta attenzione ancora oggi si concentra sulla Gioconda, il più celebre dipinto del mondo. Un olio su tavola di 77 centimetri per 53, oggi esposto al Louvre di Parigi. Con un’esistenza avventurosa, visto che proprio dal Louvre fu rubato nel 1911 da un operaio italiano, Vincenzo Peruggia. Voleva riportare il quadro in Italia per patriottismo. Due anni dopo la Monna Lisa fu ritrovata a Firenze e restituita ai francesi.

Alla fine di questo viaggio, torniamo all’inizio. Chi ha decretato per Bobbio l’appellativo di paese più bello d’Italia? Il comune in provincia di Piacenza ha vinto l’edizione 2019 de “Il borgo dei borghi”, talent su Rai Tre, una competizione dedicata ai centri più suggestivi della penisola che ha visto ai nastri di partenza 60 sfidanti.

Leonardo da Vinci era un genio. Forse aveva immaginato anche questo.

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