Il 25 aprile, per onorare la Festa della Liberazione, il Presidente Mattarella sarà ad Acerra. L’eccidio di Acerra (1-2 ottobre 1943) è stato un evento tragico della seconda guerra mondiale poco conosciuto, malgrado per numero di vittime sia stata la strage nazista più grande avvenuta in Campania dopo le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943).

Negli ultimi anni Acerra è ricordata però soltanto per le vicende legate al maxi inceneritore (1 che ne vale 9), costruito in località Pantano, nome che è tutto un programma, per chi voglia posizionarci una struttura pesante come un maxi inceneritore, che infatti sprofondò. Nel maxi inceneritore di Acerra oggi si inceneriscono tutti i rifiuti indifferenziati della Campania, non solo di Napoli, per circa 692mila tonnellate (dati Arpac 2019) pari al 27% di tutti gli rsu campani (Italia 21, Europa 23) ma concentrati a fare tossicità in un solo e unico punto: Acerra.

L’atlante di mortalità della Regione Campania (2020) conferma: a Napoli il rischio relativo (RR) di mortalità per tutte le cause è 1.1, per l’Italia 1, ad Acerra è 1.7 (70% in più) pur essendo ancora il Comune della Provincia di Napoli con il terreno più fertile.

Il nome Acerra, di origine etrusca, secondo alcuni è collegato al termine sacro Acerrae che significa “navetta con l’incenso” o al nome di fiume (in greco Acqueron) perché la zona era paludosa e soggetta ad inondazioni (appunto località Pantano, dove oggi “lavora” il maxi inceneritore). Nelle immediate adiacenze di Acqueron-Acerra, e ben prima di Roma, era prospera e ricca la città osco-etrusca di Suessola (località oggi Calabricito), i cui meravigliosi resti archeologici sono stati stuprati dall’azione di criminali ecomafiosi che proprio in questo luogo, all’incirca nel 1993, hanno sversato migliaia di fusti di scorie di fonderie, strapiene di diossina provenienti da Bergamo. Oggi quei fusti sono ancora interrati lì senza alcuna bonifica nelle immediate vicinanze del sito archeologico.

Nel 1999 la Sogin certificò in quei terreni la presenza di diossina per valori oltre diecimila volte la soglia massima, mentre l’Arapac nel 2008 “soltanto” 400 volte oltre la norma.

Ad Acerra la falda acquifera superficiale (a circa 80 cm) rende il terreno il più fertile di Europa. La piana di Acerra era il fulcro del granaio di Roma e per questo, occupando l’altra città osco-etrusca della zona (Capua), Annibale cercò di prendere Roma per fame dopo il disastro di Canne.

Nel tempo la falda si ripulisce autonomamente, mentre i veleni hanno agito indisturbati sugli animali (le pecore stanziali di Acerra sono state tutte abbattute entro il 2009) ma anche sugli uomini. Io sono colui che ha dato giustizia al pastore Vincenzo Cannavacciuolo ed al vigile Michele Liguori che, nel 1984, identificò e denunciò l’inquinamento gravissimo di ben 84 su 120 pozzi, pagando di persona con umiliazioni ed isolamento l’avere fatto il proprio dovere. Io ho trovato nel loro sangue i medesimi veleni sversati in loco dagli ecomafiosi e che avevano già portato all’abbattimento di tutte le pecore ed alla dichiarazione di disastro ambientale per Acerra da parte del governo Prodi (2004).

Eppure oggi, incredibilmente, proprio in località Calabricito, la Regione Campania ha dato parere favorevole all’installazione di altri impianti per il “trattamento” di rifiuti speciali pericolosi, definendo la zona ASI di Acerra non ancora “satura” di impianti e di veleni che, oggi come ieri, quindi, arriveranno in zona senza alcuna tracciabilità certificata a monte quantomeno per assicurare che quello che ci arriverà sia quello che ci dovrebbe effettivamente arrivare.

Nel processo “Carosello” cui ho assistito, ho dovuto ascoltare che non erano stati gli ecomafiosi a chiedere al Comune di Acerra di potere sversare rifiuti tossici nelle fertili terre di Acerra, ma era stato personale corrotto e criminale interno al Comune a chiedere agli ecomafiosi locali di aiutarli con il problema dei rifiuti che non sapevano smaltire secondo legge e raccolta differenziata.

Oggi sappiamo per certo che la Campania – negli anni che vanno dal 2009 al 2019 – ha più che raddoppiato la produzione “legale” di rifiuti speciali anche pericolosi senza avere impianti adeguati in tutta la Regione. Nessuno lo ha mai detto agli acerrani!

Oggi sappiamo pure che rispetto al 2009 la regione Campania incenerisce oltre 700mila tonnellate di rifiuti l’anno (oltre 2200 tonnellate al giorno) ma in un unico e solo luogo in Campania: Acerra. Oggi sappiamo che questa eccezionale massa di rifiuti, incenerita in un unico punto, rende oltre 75 milioni di euro l’anno per oltre 30 anni non già al Comune di Napoli o di Acerra ma ai comuni di Milano e Brescia, mentre le scorie di fonderia di Bergamo giacciono ancora mai bonificate in località Calabricito-Acerra. Oggi sappiamo ancora che Acerra è anche l’unico comune di Italia, sede di tossici impianti come un maxi inceneritore, dove il “ristoro” ambientale dovuto per legge non è di 10 euro a tonnellata come dovunque in Italia, ma soltanto di 5 euro a tonnellata: ma nessuno sa il perché.

Unico a ribellarsi ancora è il vescovo di Acerra, SE Antonio Di Donna, che continua la sua battaglia ambientalista contro l’eccesso di impianti “legalizzati” che si continua a costruire ma soltanto ad Acerra rispetto a tutto il resto della Campania, nonostante la acclarata storia di massacri e di disastri ambientali già accaduti e mai bonificati. E il Comune che fa? Mentre il vescovo combatte da solo, quel Comune dal cui interno partirono le richieste agli ecomafiosi per smaltire ad Acerra rifiuti tossici del nord, promuove oggi una serie di assunzioni di nuovo personale.

E quando inchieste giornalistiche e giudiziarie locali fanno scoprire in anticipo i nomi dei vincitori di questi concorsi, più o meno imparentati o legati ad esponenti politici di maggioranza, e quindi l’opposizione in Consiglio comunale chiede almeno l’istituzione di una commissione di inchiesta su questo ennesimo possibile “inciucio” illegale all’interno del Comune, i consiglieri di maggioranza ed il sindaco pensano bene di abbandonare la seduta e far mancare il numero legale sul voto della delibera che istituisca la commissione.

Quanto sarebbe stato necessario che l’acerrano Pulcinella fosse stato presente per accompagnare con una delle sue storiche “pernacchie” questa uscita dei politici! Ma anche il sarcastico Pulcinella oggi ad Acerra tace ed è stato rinchiuso, muto, in un museo. Benvenuto Presidente!

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