Gli abitanti di quei paesi non lo dicono apertamente, ma lo fanno capire con i loro giri di parole. Si trovano tra l’incudine e il martello. L’ultimo grande avamposto prima della Bielorussia si chiama Rivne e circonda una centrale nucleare. Fino a lunedì scorso i missili russi, lanciati dall’altra parte, nei dintorni di Brest, hanno raggiunto e distrutto le antenne di emittenti televisive, due depositi di carburante e alcuni centri abitanti, facendo dei morti. “Eravamo isolati, ora abbiamo già ricostruito i contatti. Noi siamo pronti”, dice Vitaliy Koval, il governatore della regione, ostentando parole di propaganda che nascondono più di un timore. E se dovessero arrivare ancora missili, la speranza di cavarsela dura giusto il tempo di una manciata di chilometri di traiettoria dei razzi spediti dalla Bielorussia.
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