Il Kashmir è una regione dell’India perennemente occupata dall’esercito. La sua popolazione, in maggior parte musulmana, è da anni in lotta per l’indipendenza, che porta avanti anche con veri e propri atti di terrorismo. Per questo e altri motivi più legati a una forte radicalizzazione delle due maggiori religioni, Induismo e Islamismo, i suoi abitanti non sono amati nel resto del subcontinente. Ma quella che racconto è una storia molto piccola che riguarda Akib, un ragazzo del Kashmir che ci aiuta nel lavoro nelle bidonville di Vivere con lentezza, e il sottoscritto, senza pretese di estrapolarne alcun ragionamento di carattere generale della serie: buone notizie.

“Hey Sir, you make me rich” è la voce di Akib al telefono, che mi informa che nella giacca che gli ho lasciato in negozio (‘Se ti va bene tienila, se no regalala a qualcuno che ne ha bisogno’) ha trovato dei soldi. In un primo momento penso che sia la solita dimenticanza di qualche banconota, poi piano piano mi ricordo che in quella giacca avevo deciso di nascondere la cassa del mio viaggio, che in quel momento ammontava a 700 euro e 1000 rupie, una riserva per ogni evenienza, quella che in ogni viaggio rappresenta la propria salvezza, ma anche un cruccio perché non si sa sai dove nasconderla, visto che in certi posti l’uso della carta di credito è inesistente. Una somma ragguardevole in India, enorme, specie se dopo due anni di grandi difficoltà in cui non si è visto un turista, stai tentando di ripartire, come sta facendo Akib, aprendo un nuovo show room sulla strada per Delhi.

Mi ero totalmente dimenticato del mio tesoretto. “Se quando passi non ci sono la trovi in una busta” semplice, diretto. Akib è questo: la purezza del cuore, in un gesto che credo avrebbe fatto con chiunque. Diciamolo, la cifra è interessante, e sarei sopravvissuto alla perdita, anche se psicologicamente però mi avrebbe fatto malissimo, avrei pensato di star rincoglionendo se non ricordo nemmeno dove nascondo i soldi. Effetto dei 40 e rotti gradi di escursione termica da Vicobarone a Jaipur, ma anche un po’ di quelle amnesie che causano la recondita paura a una certa età di esaurire la memoria e di finire tra le anime perse. Ho pensato a quegli anziani che vengono derubati della pensione da falsi esattori del gas o della luce e che restano spezzati dal dolore, certo per me il dolore non sarebbe stato lo stesso, ma comunque l’avrei interpretato come un passo irreversibile verso un’instabile vecchiaia della mente.

E Akib? Quando sono andato al negozio non c’era. Nemmeno il modo di ricambiare con un regalo, o con il famoso dieci percento che spetta a chi ti rende il portafoglio perso per strada. Ci provo con queste righe che non renderanno certo la purezza di un gesto per lui naturale, che ogni tanto accade, fortunatamente non solo a Jaipur.

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