Ne abbiamo scritto per anni, abbiamo seguito i suoi digiuni, le proteste di suo marito, i tanti appelli per la sua liberazione, oggi quel giorno tanto atteso è arrivato: Nazanin Zaghari Ratcliffe è una donna libera. È successo oggi a pochi giorni dal capodanno iraniano, la mattina successiva alla notte dei falò chiamata Chahar Shanbeh Suri, che avviene la notte dell’ultimo mercoledì prima della fine dell’anno, una notte di auspici che ha portato una certezza a Nazanin, ma anche una speranza ai tanti detenuti politici ancora nelle carceri iraniane.

L’annuncio del suo rilascio è stato dato dalla deputata britannica Tulip Siddiq che solo poche ore fa ha dichiarato “Nazanin è all’aeroporto di Teheran e sta tornando a casa. Sono entrata in politica per fare la differenza, e in questo momento sento di averla fatta”.

La notizia del suo rilascio già era nell’aria negli ultimi giorni dopo che una delegazione britannica si era recata in Iran per discutere della sua liberazione e dopo la restituzione domenica scorsa del passaporto. Propria questa circostanza aveva indotto a pensare ad una sua imminente liberazione. Nazanin ora è in viaggio verso la sua Inghilterra dove l’aspettano suo marito Richard Ratcliffe e sua figlia Gabriella.

Non sapremo mai quanto sia stato importante il dialogo in questa vicenda o se la liberazione di Nazanin sia avvenuta semplicemente poiché al termine dei suoi anni di condanna. Nazarin era detenuta nel carcere di Evin dal 2016. Venne arrestata dalle Guardie della Rivoluzione all’aeroporto Imam Khomeini mentre era in procinto di prendere un volo per Londra, paese nel quale vive da anni. Era giunta in Iran per fare visita ai suoi genitori, insieme alla sua bambina Gabriella, che allora aveva solo 22 mesi. Prima di essere condotta in carcere la giovane mamma aveva potuto lasciare la bambina ai suoi genitori che l’avevano accompagnata all’aeroporto, e da quel momento, come dichiarato dal marito a suo tempo alla Cnn: “Le autorità hanno ritirato il passaporto anche della piccola, nonostante sia di nazionalità britannica, e l’hanno affidata ai nonni”.

Le motivazioni dell’arresto di Nazanin appaiono ancora oggi alquanto confuse. Le accuse a lei rivolte risalgono al periodo in cui la donna lavorava alla Bbc, dal 2009 al 2010, in cui secondo il Tribunale Iraniano avrebbe “utilizzato un corso di giornalismo on line per reclutare e formare alcuni dissidenti della Repubblica islamica” sul canale Bbc Persian. Successivamente alla sua collaborazione con la Bbc aveva anche lavorato come project manager con la Thomson Reuters Foundation, un ente non-profit che promuove il progresso socio-economico, il giornalismo indipendente e lo stato di diritto. Accusata di spionaggio e di aver complottato di rovesciare il governo iraniano, é stata condannata a 5 anni di reclusione. Dopo aver scontato i suoi ultimi anni agli arresti domiciliari, una settimana dopo la rimozione del braccialetto elettronico nel marzo del 2021, era stata nuovamente convocata da un tribunale iraniano con l’accusa di aver preso parte a una protesta antigovernativa 12 anni prima. Per questo motivo era stata condannata a un altro anno di carcere.

In questi anni di detenzione le condizioni fisiche e psichiche di Nazanin sono peggiorate e dopo l’ultima sentenza, la disperazione era stata tale da pensare anche al suicidio, come dichiarato in una sua lettera al marito. Nonostante le gravi condizioni fisiche Nazazin aveva più volte fatto lo sciopero della fame, l’ultimo lo scorso gennaio 2022. Il marito di Nazanin si è battuto per anni per la sua liberazione, e lo scorso novembre 2021 si era accampato con una tenda davanti l’ambasciata iraniana a Londra chiedendo al governo di Boris Johnson di dare priorità alla scarcerazione della moglie e di risolvere un debito di 400 milioni di sterline risalente al periodo dello Shah di Persia.

Le pressioni di Richard crearono malumori soprattutto in Iran, tanto che l’allora portavoce del ministero degli Esteri iraniano Seyed Abbas Mousavi affermò che queste esternazioni avrebbero aumentato il clamore mediatico, ma di certo non avrebbero ‘aiutato il caso’. Mousavi aveva esplicitamente dichiarato che il sistema legale del suo paese considerava Nazanin una spia nazionale e per questo accusata di crimini contro la sicurezza nazionale. L’Iran non riconosce lo stato di doppia nazionalità e Nazanin seppur con doppio passaporto é secondo la Magistratura un’iraniana a tutti gli effetti e per questo ha risposto alle leggi in vigore nel paese. Constatazioni che a oggi sembrano tanto lontane e irrilevanti, perché l’unica notizia che ora interessa è la libertà di questa giovane donna ‘restituita’ forse troppo tardi alla sua famiglia.

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