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Dieta mima digiuno, ecco come funziona. Così si potenziano le difese e si rallenta l’invecchiamento: “È al centro della prevenzione dei tumori”

Un dato ormai sempre più certo è che la corretta alimentazione può aiutare a prevenire malattie come diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative e anche il cancro. Ne abbiamo parlato con Valter Longo, noto biologo molecolare, direttore del Programma di oncologia e longevità presso l’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare)

di Ennio Battista

Lucia racconta di quel tumore che la colpì oltre dieci anni per poi ripresentarsi, con una metastasi, dopo sei anni e di come, fino a quel momento, non avesse mai pensato come una corretta alimentazione e un corretto stile di vita potessero contribuire in modo determinante a combattere la malattia e a realizzare il suo sogno: vedere crescere sua nipote. La storia di Lucia è al centro di una campagna di comunicazione della Fondazione Valter Longo che è possibile visionare a questo link. Valter Longo è un noto biologo molecolare, direttore del Programma di oncologia e longevità presso l’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare). A Longo si deve, tra l’altro, la dieta mima digiuno, un regime di restrizione calorica concentrato in pochi giorni con l’obiettivo di potenziare le difese dell’organismo e rallentare i processi di invecchiamento, ma anche di contribuire all’efficacia di terapie anticancro. Un risultato già confermato da test preclinici, mentre ora sono in corso le prime ricerche che coinvolgono diversi pazienti.

Più in particolare, si tratta di effettuare delle modifiche delle abitudini alimentari, che consistono nell’abbinare pochi giorni di drastica restrizione calorica alle terapie farmacologiche, seguite da una dieta “della longevità” di mantenimento, sostanzialmente una dieta mediterranea piuttosto rigorosa che punta su verdure e cereali integrali con olio evo, semi oleosi e pesce. L’obiettivo è di affamare il cancro e nutrire il paziente: il digiuno imporrebbe una sorta di stand by a tutte le cellule del corpo, togliendo nutrimento alle cellule tumorali che sono fatte per svilupparsi in eccesso.

Un dato ormai sempre più certo è che la corretta alimentazione può aiutare a prevenire malattie come diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative e anche il cancro. E se la scienza, nel corso del tempo, è riuscita a ridurre il rischio di malattie mortali come quelle cardiovascolari e molte altre, non sembra aver avuto altrettanto successo contro il cancro. Il motivo? Probabilmente nel fatto che i tumori sono malattie complesse, in cui le cellule malate si nutrono molto più di quelle sane, soprattutto quando attaccate dalle terapie standard. Oltre a contribuire alla prevenzione delle malattie più diffuse, tra cui il cancro, l’alimentazione può quindi entrare in campo anche nell’aiutare chi è già affetto da un tumore, migliorandone la qualità della vita.

Professor Longo, nella campagna di sensibilizzazione della Fondazione si sottolinea che uno dei suoi pilastri riguarda il supporto alla prevenzione e alla cura delle patologie oncologiche attraverso un regime alimentare e uno stile di vita corretto. In questo senso c’entra la sua ricerca sul potere del digiuno come arma anticancro?
“La dieta Mima digiuno periodica è al centro della prevenzione dei tumori. Questo l’ho abbiamo dimostrato in studi su animali ma adesso abbiamo anche i dati da una serie di studi clinici che dimostrano effetti dei cicli di dieta mima digiuno nel diminuire fattori di rischio per il cancro”.

A che punto siamo nell’applicazione pratica all’interno delle strutture ospedaliere del “fattore cibo” come strumento terapeutico? Ci sono esempi di eccellenza che possono fare da apripista ad altre realtà sanitarie?
“Sì, ci sono alcune ottime strutture, ma anche queste sono distanti dall’adottare nel modo corretto la nutrizione giornaliera e il digiuno nella terapia contro i tumori. Le cliniche delle mie fondazioni collaborano da anni con oncologi di vari ospedali in tutto il mondo per portare ai pazienti proprio questo ‘strumento terapeutico’ in maniera corretta e cioè riducendo i fattori che aiutano le cellule tumorali a sopravvivere senza causare perdita di massa muscolare o fragilità”.

I medici non hanno una formazione sufficiente per attingere alla dieta come parte della cura di un paziente. Se poi guardiamo ai menù tipici degli ospedali, siamo ancora molto lontani a un ideale di questo tipo. Come fare per cambiare approccio?
“Penso che saranno le pubblicazioni cliniche che faranno la differenza. Nel mio ultimo libro Il cancro a digiuno (Vallardi, 2021) elenco già una ventina di studi clinici o già completati o in corso. Ma attualmente il numero continua ad aumentare e fra qualche anno sarà chiaro a tutti gli oncologi che la nutrizione può avere potenti effetti contro i tumori, se adottata correttamente”.

Quali obiettivi a medio termine avete nell’attività della Fondazione?
“Continuare ad aiutare tutti i pazienti che vogliono usare la nutrizione insieme alle terapie standard, ma anche quelli che vogliono prevenire i tumori. Poi la fondazione è molto attiva nelle scuole per aiutare a cambiare la dieta nei bambini e i loro genitori”.

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