A fine mese, in Europa, 55 milioni di dosi di vaccino contro il Covid finiranno nel cestino poiché ormai scadute senza essere state utilizzate. Nel frattempo i trasferimenti di fiale all’Africa procedono con il contagocce: da inizio anno dall’Ue sono arrivate appena 30 milioni di dosi. A diffondere i dati sono l’organizzazione no profit Oxfam ed Emergency che ricordano come in Africa da inizio 2022 siano morte per Covid 7mila persone al giorno e come solo l’11% della popolazione sia vaccinato. Nei paesi sub subsahariani la quota scende fino al 4-5%. Significa, tra le altre cose, lasciare un terreno fertile per la proliferazione di nuove variante che rimbalzerebbero poi immediatamente in tutto il mondo. Per questo Organizzazione mondiale della Sanità, Fondo monetario internazionale ed altre agenzie internazionali non si stancano di ripetere che l’approccio che ha guidato sinora i paesi ricchi è sbagliato e pericoloso.

Gli appelli per la sospensione dei brevetti si susseguono senza esito. Tra i principali oppositori alla messa a disposizione dei brevetti sui vaccini, fattore che consentirebbe di aumentarne la produzione e creare degli hub regionali a tal scopo, c’è la Melinda e Bill Gates Foundation che è tra i primi finanziatori di Covax, il programma vaccinale che dovrebbe garantire la copertura anche nei paesi poveri. Programma che è peraltro in grave ritardo rispetto agli obiettivi indicati. Un appello per la sospensione dei brevetti vaccini sarà reiterato anche nel corso del summit tra Unione europea e Unione africana, che si svolgerà a Bruxelles da domani a venerdì. La Francia è favorevole, la Germania si oppone con decisione. L’Italia non ha mai preso una posizione chiara sull’argomento. Alle vaghe dichiarazioni di Mario Draghi in favore della messa a disposizione dei brevetti non ha mai fatto seguito alcuna azione concreta.

“Nonostante la retorica di una relazione speciale con l’Africa, l’Unione europea, che al momento è il primo esportatore di vaccini al mondo, ha dato la priorità alla vendita di dosi prodotte in Europa ai paesi ricchi in grado di pagare prezzi esorbitanti facendo prevalere unicamente la logica del profitto delle case farmaceutiche. Solo l’8% delle dosi esportate è andato al continente africano. – hanno detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia e Rosella Miccio, presidente di Emergency – BioNTech, l’azienda tedesca partner di Pfizer, ha venduto solo l’1% del suo export nei Paesi africani. Allo stesso tempo, fino ad oggi è l’Unione europea, sotto la spinta della Germania, ad opporsi con maggiore forza alla proposta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini Covid, avanzata da India e Sud Africa all’Organizzazione Mondiale del Commercio con il sostegno dell’Unione africana e di oltre 100 paesi. Un passo che, se accompagnato dalla condivisione di tecnologie e know-how, consentirebbe la libera produzione di vaccini, test e cure, bloccando lo sviluppo di nuove varianti del virus”.

Nel frattempo la statunitense Pfizer, il cui vaccino realizzato con la tedesca BioNtech è diventato dominante sul mercato (in Europa ha una quota dell’80%) ha messo a bilancio ricavi per (il doppio del 2020) e per quest’anno si attende di incassare grazie al vaccino altri 32 miliardi di dollari. Nei primi 9 mesi del 2021 BioNtech ha incassato 13,4 miliardi di euro, dato che si confronta con i 137 milioni di ricavi che avevano caratterizzato lo stesso periodo del 2020. La società ha versati in tasse allo Stato tedesco 3,2 miliardi di euro e indicendo in modo significativo sulla crescita del Pil registrata da Berlino. Cifre che spiegano forse la ferma opposizione del governo tedesco alla liberalizzazione dei vaccini. Tutti i vaccini contro il Covid, inclusi quelli di Pfizer e Moderna, sono stati sviluppati anche grazie a finanziamenti pubblici diretti o indiretti.

Sulla carta, l’Unione europea fino ad oggi ha messo in campo diversi progetti per sostenere l’avvio della produzione di vaccini nei Paesi africani, ma lo ha fatto sempre sotto il controllo delle aziende farmaceutiche che ne detengono i brevetti e continuano a tutelare in primis i propri interessi commerciali. Un esempio lampante è quello di BioNtech, che ha recentemente annunciato l’intenzione di produrre complessivamente 50 milioni di dosi in Africa, una cifra inferiore alla propria produzione mensile in Germania.

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