I dati parlano chiaro: su 5,7 miliardi di dosi di vaccino anti Covid somministrate nel mondo, solo il 2% riguarda l’Africa. Nel continente sono arrivate appena lo 0,2% delle fiale Pfizer. Finché tre produttori hanno il monopolio dei brevetti sono loro a decidere a chi vendere e a quale prezzo. I paesi ricchi possono permettersi di pagare di più, fino a 24 volte il prezzo di costo di produzione di una fiala, e quindi i vaccini finiscono solo a loro. A questa distorsione dovrebbe provvedere il programma Covax patrocinato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e a cui partecipano anche soggetti privati istituzioni no profit. Il programma rimane però gravemente sotto finanziato con il risultato che le dosi di vaccini e farmaci per il Covid recapitate nei paesi più poveri sono ben al di sotto del fabbisogno. Affari loro? Neanche per sogno perché come ribadisce oggi, per l’ennesima volta, l’Oms “questa situazione (con ampie fasce di popolazioni poco vaccinate, ndr) aumenta la probabilità di proliferazione di nuove varianti“. Quando questo accade, come abbiamo già sperimentato, le conseguenze sono per tutti visto che i nuovi virus si diffondono rapidamente a tutto il pianeta vanificando parte degli sforzi condotti.

Il nuovo allarme suona dopo che Covax ha ridotto le spedizioni programmate. Solo il 17% della popolazione africana sarà immunizzata entro la fine di quest’anno rispetto all’obiettivo del 40% dell’Oms. “La sconcertante disuguaglianza e il grave ritardo nelle spedizioni dei vaccini minacciano di trasformare aree dell’Africa in terreni fertili per varianti resistenti al vaccino”, ha detto Matshidiso Moeti, direttrice dell’Oms per l’Africa. “Questo potrebbe riportare il mondo intero alla casella di partenza“, ha aggiunto. Data la carenza globale di dosi, Covax – il programma internazionale che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini contro il coronavirus – ne invierà circa 150 milioni in meno rispetto a quanto pianificato, mentre le 470 milioni di dosi attese permetteranno di immunizzare solo il 17% della popolazione africana entro il 3i dicembre.

Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Africa ha riferito che i casi di Covid-19 in tutto il continente sono diminuiti del 30% la scorsa settimana. Tuttavia, ha aggiunto, la circostanza non è rassicurante data la terribile carenza di vaccini. Moeti ha sottolineato che solo il 3,6% della popolazione africana è stato completamente immunizzato, osservando che i divieti di esportazione e l’accumulo di dosi di vaccino da parte dei paesi ricchi ha portato a “una strozzatura” sulle forniture di vaccini all’Africa.

“Finché i paesi ricchi escluderanno Covax e l’Unione africana dal mercato, l’Africa non raggiungerà i suoi obiettivi di vaccinazione”, ha precisato Moeti. Che ha poi ricordato che anche se tutte le spedizioni di vaccini pianificate da Covax e altri attori dovessero arrivare nel continente entro la fine dell’anno, l’Africa sarà comunque ancora indietro di almeno 500 milioni di dosi rispetto all’obiettivo iniziale dei leader del continente di vaccinare il 60% della popolazione entro la fine dell’anno. Il dottor Ayoade Olatunbosun-Alakija, presidente dell’African Vaccine Delivery Alliance, ha affermato che alcuni paesi hanno donato vaccini che sarebbero scaduti entro circa sei settimane, rendendo difficile la possibilità di realizzare le somministrazioni prima della data di scadenza del siero”. “È da aprile 2020 che i leader europei promettono di far sì che i vaccini contro il Covid-19 siano ‘un bene pubblico globale davvero ma nei fatti, osserva Medici Senza Frontiere (Msf), l’Ue ha costantemente ostacolato le proposte avanzate al fine di ottenere la produzione, la fornitura e la distribuzione equa di vaccini e di terapie”. “All’Ue piace dipingersi come un leader in fatto di equità dei vaccini” dichiara il dottor Christos Christou, presidente internazionale di MSF.

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