“Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza”. Queste le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del ricordo. Il capo dello Stato sarà alle 16 a Palazzo Madama alla cerimonia ufficiale per la celebrazione della giornata che ricorda i massacri delle foibe. La commemorazione sarà aperta dal discorso della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, cui seguirà quello del presidente della Camera, Roberto Fico: chiuderà la celebrazione l’intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi. Alla cerimonia saranno presenti anche il vicepresidente della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

La giornata, istituita nel 2004, ricorda ogni 10 febbraio i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, una delle pagine più tragiche della storia italiana, quando l’Istria e la Dalmazia tra il 1943 e il 1947 divennero teatro di stragi. Il presidente della Repubblica ha voluto infatti ricordare che “è un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre”. Afferma inoltre il capo dello Stato che “la sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini”.

“Il Giorno del Ricordo – spiega il presidente Mattarella – richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo”. Secondo le stime furono tra i 5mila e i 10mila gli italiani vittime delle foibe. Agli eccidi seguì l’esodo giuliano dalmata, l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro, esodo che si concluse solo nel 1960: secondo le stime, sarebbero tra i 250mila e i 350mila gli italiani costretti a lasciare le loro case. “L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro”, ha concluso il presidente della Repubblica.

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