“Per troppo tempo ci è stata raccontata la favola di Super Mario e del super-uomo che arrivava e aggiustava tutto. Adesso la realtà semplicemente si prende la rivincita. Sono state fissate delle aspettative che erano eccessive e propagandistiche e adesso si rendono evidenti i dati di realtà”. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il deputato di LeU, Stefano Fassina, annuncia una sorta di requiem per il governo Draghi, sul quale aggiunge: “La legislatura Draghi è praticamente finita. In questo la vicenda del Quirinale è stata rilevante, perché Draghi ci puntava, non è un mistero. Ma credo sia dovere di tutti tener conto di un Paese in grande sofferenza. In questo anno non possiamo dedicarci solo alla campagna elettorale, ma dobbiamo affrontare delle emergenze. E soprattutto il governo Draghi deve tenere conto del Parlamento. Di fronte a un governo che, ad esempio, sull’energia non fa quello che dovrebbe fare, come Parlamento dobbiamo darci una svegliata e spingere il governo a intervenire in modo più consistente di quello che si prospetta”.

Il parlamentare si sofferma sul caro bollette: “Sul caro energia facciamo i conti con carenze strutturali, con una Unione Europea che procede in ordine sparso e con tensioni geopolitiche che ovviamente non si possono risolvere da Palazzo Chigi. Ci sono elementi che riguardano la scarsa consapevolezza che ha questo governo delle condizioni in cui vivono troppe famiglie e imprese – spiega – Il problema energia naturalmente non si risolve con lo scostamento di bilancio o con un decreto, bensì con interventi strutturali. L’emergenza però c’è e va affrontata con urgenza. La prossima settimana dovrebbe arrivare questo decreto che interviene sui costi dell’energia. Ed è un decreto che giunge tardi e con una quantità inadeguata di risorse per il problema che abbiamo di fronte”.

Fassina auspica come soluzione uno scostamento urgente per circa un punto di Pil, 17-18 miliardi, per interventi selettivi destinati alle famiglie più in difficoltà e alle imprese: “Ricordo che abbiamo un problema serio di debito pubblico: ci sono prospettive sui tassi di interesse in rialzo, che per noi sono più rilevanti rispetto a quelli di altri Paesi, perché abbiamo un debito pari a quasi il 170% del Pil. Quindi, non si può essere disinvolti e fare un altro scostamento come fosse la cosa più banale del mondo. Tuttavia – conclude – il punto è scegliere tra due mali: gli effetti del rincaro delle bollette e quello dell’aumento debito pubblico sull’economia reale. Per me il male minore è fare uno scostamento urgente per soccorrere famiglie e imprese, anche perché il non intervenire sulle bollette produrrebbe un contraccolpo economico che sarebbe ancora peggiore senza scostamento. Quindi, non è che se non intervieni sul caro bollette, non succede nulla sul versante del debito pubblico”.

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