Un 22enne afroamericano è stato ucciso nel suo appartamento di Minneapolis – la stessa città di George Floyd – da due poliziotti che avevano fatto irruzione per una perquisizione in una indagine per omicidio. Nelle immagini riprese dalle bodycam degli agenti – diffuse dalla Cnn – si vedono gli agenti che entrano urlando “Polizia, perquisizione!” e sparano a sangue freddo a un uomo che si trova a letto sotto le coperte e pare avere una pistola in mano. Il 22enne, che si chiamava Amir Locke, non era l’obiettivo della perquisizione e il suo nome non compariva nel mandato. Il poliziotto che ha esploso i colpi, identificato come Mark Hanneman, è stato subito sospeso in attesa dell’esito delle indagini. Il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey, ha imposto una immediata moratoria su questo tipo di perquisizioni. chiamate ‘no-knock warrant’, ossia senza preavviso.

Nelle immagini si vedono alcuni agenti che infilano una chiave nella porta di un appartamento prima di fare irruzione urlando “le mani, le mani, le mani!”, mentre gli altri ordinano “stenditi su questo fottuto pavimento!”, avvicinandosi ad un divano letto dove l’uomo è avvolto dalle lenzuola. Un agente dà un calcio al sofà e il giovane afroamericano cerca di alzarsi, apparentemente brandendo una pistola, secondo un fotogramma isolato dagli investigatori. Quindi gli spari, tre colpi secchi e fatali.

Gli avvocati della famiglia dell’uomo affermano che era in possesso legale della sua arma da fuoco. Un’avvocata per i diritti civili, Nekima Levy Armstrong, riferisce che la famiglia le ha raccontato che Locke non viveva nell’appartamento del blitz, dunque la polizia non stava cercando lui. Per i genitori di Locke quella della polizia è stata “un’esecuzione”. Parlando del figlio, la coppia lo ha descritto come una persona rispettosa della polizia e ha raccontato di avergli insegnato come comportarsi con gli agenti visto il pericolo degli “uomini neri disarmati”. “Mio figlio è stato vittima di una esecuzione il 2 febbraio” e “ora i suoi sogni sono stati distrutti”, ha detto il padre. I due hanno detto che il figlio è stato svegliato da un sonno profondo e, in stato confusionale, ha raggiunto l’arma da fuoco che possedeva legalmente, per proteggersi.

Durante una di quelle controverse perquisizioni chiamate ‘no-knock warrant’, ossia senza preavviso, morì anche Breonna Taylor nel 2020 a Louisville, Kentucky. Un dramma che rinfocola le polemiche sulle modalità di intervento delle forze dell’ordine e che riaccende i riflettori su un dipartimento di polizia già finito sotto tiro per la morte di Floyd. Tanto più che la vittima non era nominata nel mandato di perquisizione e quindi non era l’oggetto del blitz. La procura ha garantito un’inchiesta “giusta e completa” mentre il governatore democratico Tim Walz ha ammesso che bisogna fare di più per evitare gli abusi e gli incidenti da parte della polizia. La scorsa estate Minneapolis aveva modificato i ‘no-knock warrant’, prevedendo che gli agenti annunciassero la loro presenza e il motivo della perquisizione prima di entrare. Con Locke non è successo.

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