“Da sex symbol si diventa facilmente ex symbol” è stata una delle tante battute fulminanti che anche ieri sera hanno caratterizzato gli interventi di Fiorello (sempre bravo, ma lui è fuori classifica, nella mia rubrica). Si riferiva a Matteo Berrettini, esibito sul palco in tutta la sua scultorea bellezza, ma la sua pillola di saggezza ben ci spiega una delle prime cose che non hanno funzionato nel festival: Ornella Muti.

Ornella Muti è stata uno dei grandi sex symbol del cinema italiano, forse l’ultimo. Ora che ha superato la sessantina è una gradevole, discreta, elegante signora, ma non è una chiacchierona, non lo è mai stata. Invitarla al festival per farla parlare non è la migliore delle idee, se poi ha perso anche un po’ di voce la frittata è fatta. La sua presenza non era del tutto fuori luogo nella serie di assistenti di Amadeus, proprio per la sua storia, per il suo valore simbolico nel mondo dello spettacolo nazionale, ma toccava agli autori valorizzarla a dovere. Se invece, nel rievocare la sua presenza accanto ai più grandi attori del cinema mondiale, si ricorre a qualche fotografia sbiadita e alla ripetizione di poche prevedibili formule, si cade inevitabilmente nella tristezza. Ma un montaggio delle scene più celebri dei suoi film perché no? Costava troppo?

Sull’altro versante, quello felice, invece collocherei la trovata dei Maneskin che si fanno andare a prendere da Amadeus rispettando la promessa fatta mesi prima. La cosa, è chiaro, è un po’ pretestuosa e anche telefonata. Ma il giretto in risciò elettrico tra le strade adiacenti all’Ariston, con il conduttore vestito in livrea da autista e i giovanotti infreddoliti nel loro stravagante abbigliamento, aveva una certa dose di originale, divertente spontaneità, che culminava con il ritorno sul palcoscenico dalla parte nascosta, dietro le quinte.

E poi si sa: il piano sequenza ha sempre il suo fascino e quello che ha accompagnato Amadeus lungo i corridoi del teatro, nell’ingresso fino all’uscita e per un pezzo del percorso, pur non realizzato da Jean Luc Godard, era un bel piano sequenza.

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Va tutto benissimo

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