Alle Generali non danno credito al socio Caltagirone. Tanto è vero che, nonostante venerdì scorso il costruttore editore abbia sciolto il patto con Del Vecchio e Crt pur rimarcando la funzione meramente consultiva dell’intesa, il cda della compagnia di Trieste ha deciso di chiedere alla vigilanza sulle assicurazioni, l’Ivass, di verificare se la partecipazione complessivamente acquisita dai pattisti sia soggetta o meno ad autorizzazione da parte dell’Authority.

In pratica, Caltagirone e soci rischiano il congelamento delle quote azionarie e quindi il loro peso nell’assemblea per il rinnovo del cda sarebbe azzerato. Se così fosse la strada per il nuovo consiglio di amministrazione scelto dal consiglio uscente sarebbe spianata. Non solo, il cda ha inoltre deciso di chiedere a Consob di verificare se gli ex pattisti non abbiano violato la normativa sugli abusi di mercato in termini di parità informativa. Cosa che, al di là degli aspetti sanzionatori, consentirebbe di imporre ai pattisti di alzare un velo sui propri programmi futuri relativamente alla Compagnia.

La vicenda è tanto delicata quanto ostica, dal momento che riguarda il futuro del più importante polo finanziario del Paese di cui è un po’ lo specchio, con l’organismo che è al contempo governo e presidenza della compagnia che di fatto prende parte alla guerra tra gli elettori del suo successore. D’altro canto in partita c’è Mediobanca che di Generali è grande azionista ed elettore, ma ha come grandi azionisti (non elettori) Del Vecchio e Caltagirone.

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