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Paolo Bonolis: “Sanremo è una messa cantata uguale per decenni, serve rinnovo. Staccarlo dall’Ariston non sarebbe sacrilegio”

E, tanto per incominciare, Bonolis lo vedrebbe bene all'aperto: "Non per forza in un luogo chiuso. Sanremo deve essere il più possibile stupefacente"

di F. Q.

Staccare Sanremo dall’Ariston non è un sacrilegio: l’Ariston non è stato consacrato da qualche fede religiosa! È un bellissimo teatro, che secondo me ha esaurito la sua funzione espressiva“. A una manciata di giorni dall’inizio del Festival di Sanremo 2022, il terzo sotto la direzione artistica di Amadeus, ecco che ci pensa Paolo Bonolis a lanciare una stoccata alla kermesse. In un’intervista al settimanale Oggi, lui che ben conosce la macchina del Festival dopo averlo vissuto da protagonista come conduttore (prima nel 2005 e poi ancora nel 2009), critica le liturgie e parla della necessità di rinnovo di quest’evento che da troppo tempo si ripete sostanzialmente immutato nella sua forma.

“Credo che, viste le potenzialità tecnologiche di cui disponiamo, si possa immaginare un racconto televisivo che sia più contemporaneo”, ha spiegato. E, tanto per incominciare, Bonolis lo vedrebbe bene all’aperto: “Non per forza in un luogo chiuso. Sanremo deve essere il più possibile stupefacente, sennò è una messa cantata, che ha un immenso valore, ma non si scosta da quella traiettoria che ha cavalcato per decenni. Serve qualcosa che lo spettatore italiano non ha modo di vedere nell’arco di tutta la stagione televisiva”.

Dulcis in fundo, la frecciata sui superospiti: “È una scelta formidabile, Checco (Zalone, ndr) è un personaggio meraviglioso. Come pure Fiorello. Ma sono sempre il nostro prodotto. Portare Mike Tyson, Hugh Grant, Will Smith è costato parecchio ma ha conferito a Sanremo la reale patina di evento”.

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