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Tunisia, i rifiuti trafficati illegalmente dall’Italia saranno rispediti al mittente: 212 container pronti a partire dal porto di Sousse

La vicenda risale all’estate 2020, quando le dogane tunisine scoprirono questi rifiuti domestici in un carico proveniente dall'altra sponda del Mediterraneo e la cui esportazione è vietata dalla legislazione di Tunisi e dalle convenzioni internazionali. Il loro trasferimento era stato possibile dal fatto che l'azienda importatrice li aveva presentati amministrativamente come rifiuti plastici "non pericolosi"
Tunisia, i rifiuti trafficati illegalmente dall’Italia saranno rispediti al mittente: 212 container pronti a partire dal porto di Sousse
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I 212 container carichi di rifiuti domestici trafficati illegalmente dall’Italia alla Tunisia verranno rispediti in patria. Ad annunciarlo, a un anno e mezzo circa dalla scoperta del carico nel porto di Sousse, dove si trovano ancora sotto sequestro, è stato il ministro degli Esteri tunisino, Othman Jerandi, in una dichiarazione riportata da diversi media locali a margine di una conferenza stampa in occasione del termine del mandato del Paese nordafricano come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Jerandi ha poi aggiunto che nelle prossime 36-48 ore saranno annunciate altre novità. A partire dalle modalità di spedizione dei rifiuti in Italia, ancora da concordare.

La vicenda risale all’estate 2020, quando le dogane tunisine scoprirono questi rifiuti domestici in un carico proveniente dall’altra sponda del Mediterraneo e la cui esportazione è vietata dalla legislazione di Tunisi e dalle convenzioni internazionali. Il loro trasferimento era stato possibile grazie al fatto che l’azienda importatrice li aveva presentati amministrativamente come rifiuti plastici “non pericolosi”.

Sul caso venne aperta in Tunisia prima un’indagine amministrativa e poi una penale che ha visto indagate 26 persone per corruzione, compresi i funzionari della dogana e l’ex ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui, che venne arrestato. Sei persone sono ancora in custodia cautelare in carcere, mentre il manager dell’azienda importatrice è ancora ricercato. Sulla vicenda si attendono ancora diverse pronunce giudiziarie in Tunisia e Italia.

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