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Evvai! Le parole di Draghi potrebbero essere un’esortazione per tutti noi

Evvai! Le parole di Draghi potrebbero essere un’esortazione per tutti noi
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Nella conferenza stampa di ieri un giornalista ha cominciato una domanda utilizzando la lingua inglese: chiedeva (sic) se potesse fare la domanda in inglese. Di fronte alla risposta affermativa di Draghi, invece di continuare formulando la domanda ha parzialmente tergiversato affermando: “posso parlare in italiano”. A quel punto Draghi lo ha incitato con un romanesco: “Evvai!”

Non sappiamo perché questo giornalista avesse tutti questi dubbi, visto che la conferenza era in Italia con presidente italiano. Forse per lui era più facile trasmetterla in inglese, visto che è un corrispondente estero, o forse voleva solo fare il figo di fronte ai provinciali italiani? Ma chi se ne frega delle sue motivazioni! Viene da dire: Evvai!

Questa tendenza a non procedere ma sottilizzare, ingarbugliare, tentennare è un tipico difetto italico che viene spesso in mente quando si viaggia in altri paesi ove tutto è più semplice e lineare. Perdersi in un bicchiere d’acqua, o peggio intorbidire appositamente le acque, è un tipico modo per non prendere decisioni e attendere per fare imputridire ogni problema. Con una frase un poco volgare si afferma che sono tutte seghe mentali di fronte alle quali verrebbe da dire: Evvai!

La diatriba sui vaccini imperversa da mesi. Sarebbe semplice accettare l’idea che il vaccino non è la soluzione per tutti i problemi ma un aiuto valido e che non è una bomba a orologeria iniettata nel corpo ma un semplice antigene per cercare di stimolare gli anticorpi. A volte funziona a volte no. Verrebbe da dire: Evvai!

Il capo dello stato da eleggere pare un puzzle rompicapo, sono mesi che perdiamo tempo su questo argomento. Proporrei di concentrarci sulle cose da fare ora, subito. Ad esempio, entro il 20 gennaio si potrebbe fare questa strabenedetta riforma delle pensioni in modo che finalmente sappiamo, una volta per tutte, come sarà il sistema nei prossimi anni. Poi dal 20 gennaio si penserà a eleggere il presidente. Non serve a nulla tutto questo elucubrare, discettare, porre veti e controveti. Evvai!

Sul bonus al 110% si è discettato per due mesi. Escluse prima le villette unifamiliari perché facevano “ricchi” sono poi rientrate in quanto si è capito che un attico in condominio in centro a Milano vale più che una casetta in un borgo spopolato dell’appennino. Intanto, chi doveva partire coi lavori è rimasto fermo in attesa e, nel frattempo, i prezzi sono aumentati. Vorremmo dire tutti: Evvai!

Nella città dove vivo da trent’anni si sta pensando, progettando e finanziando una bretella autostradale di una decina di chilometri fra Modena e Sassuolo. Ci sono dei pro e dei contro ma dopo aver consultato il mondo intero con innumerevoli riunioni, voti, risoluzioni, articoli, dibattiti, elezioni si è arrivati a decidere di farla. Adesso basta dibattere. Evvai!

Un paziente per ogni argomento fa due liste in cui mette da una parte i pro e i contro. Poi conferisce ad ogni argomento a favore e a sfavore un punteggio. Il problema è che ricomincia sempre a ricontrollare la lista, aggiungere nuovi punti e conferire nuovi punteggi. Si tratta di rituali ossessivi. Verrebbe voglia di dirgli: Evvai!

Noi psicologi siamo abituati a “spezzare in due un capello” cercando di capire per ogni particolare i risvolti emotivi e una miriade di significati. Questo però è un lavoro utile in determinate fasi: non può essere la norma per tutta la vita. Occorre il momento della riflessione distinto e distante dal momento della vita in cui si agisce spontaneamente. L’allenatore di calcio analizza con dovizia di riflessioni gli episodi della partita, ma poi nel momento in cui occorre colpire la palla il giocatore deve sentire dentro di sé: Evvai!

Insomma dalle situazioni più grandi a quelle più piccole trovare la perfezione è quasi impossibile. Occorre a un certo punto “buttare il cuore oltre l’ostacolo” e decidere. L’esortazione proferita ieri dal presidente del consiglio mi è piaciuta perché ha conferito quel piglio decisionista che in certe occasioni è necessario per non rimanere ingolfati in una melma di interdizioni contrapposte.

Insomma l’esortazione di questo Natale potrebbe essere per tutti noi: Evvai!

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