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Bell hooks è morta a 69 anni: addio alla scrittrice e intellettuale femminista che ha insegnato a “trasgredire” per essere liberi

Attivista e celebre pensatrice, aveva scelto uno pseudonimo che voleva fosse utilizzato in lettere minuscole perché si desse spazio prima alle sue idee. Harris: "La sua influenza sarà con noi per generazioni". Lea Melandri: "Una voce di rara fedeltà alle intuizioni e alle pratiche della rivoluzione femminista degli anni Settanta, dal 'partire da sé', all’ 'autocoscienza'"
Bell hooks è morta a 69 anni: addio alla scrittrice e intellettuale femminista che ha insegnato a “trasgredire” per essere liberi
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La scrittrice, intellettuale e attivista statunitense bell hooks, figura di spicco del femminismo e del pensiero radicale afroamericano, è morta all’età di 69 anni nella sua casa di Berea, città dello Stato del Kentucky, dopo una lunga malattia. La notizia della scomparsa è stata data dal Berea College, l’università in cui ha insegnato, ricordandola come “un’autrice prodigiosa, intellettuale pubblico e una delle più importanti studiose femministe del nostro paese”.

Bell hooks, il cui vero nome era Gloria Jean Watkins, chiedeva che il suo pseudonimo venisse scritto con le lettere minuscole perché fosse data importanza prima di tutto alle sue idee e al suo lavoro. Lo pseudonimo deriva da Bell come la madre, Rosa Bell Watkins, e hooks come la nonna materna, Bell Blair Hooks. Nel suo libro “Insegnare a trasgredire. L’educazione della libertà”, pubblicato in Italia da Meltemi nel 2020, scrisse: “Celebro l’insegnamento che rende possibili le trasgressioni – un movimento contro e oltre i confini – per poter pensare, ripensare e creare nuove visioni. È quel movimento che rende l’educazione la pratica della libertà.”

Nata a Hopkinsville (Kentucky) il 25 settembre 1952, ha insegnato presso l’Università di Yale e il City College di New York. Ha ricevuto la laurea honoris causa in Lettere dell’Università di Ferrara nel 1999. E’ autrice di numerosi saggi di teoria e critica culturale. Con Feltrinelli ha pubblicato “Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale” (1998) e “Tutto sull’amore. Nuove visioni” (2000). In italiano sono usciti anche i volumi “Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà” (Meltemi, 2020), “Elogio del margine. Scrivere al buio” (Tamu, 2020), “Il femminismo è per tutti” (Tamu, 2021). Al centro dei suoi libri ci sono le relazioni di potere (tra persone bianche e nere, tra classi sociali) e il loro influsso sulle relazioni affettive, di coppia, tra genitori e figli. Immerso nel concreto della vita quotidiana, i suoi testi sollevano nodi politici, tra i quali ad esempio il rifiuto di un femminismo che fa dell’Occidente un modello per il resto del mondo, la necessità di ripensare il rapporto tra donne e lavoro in una società in crisi, l’impegno per una conversione femminista degli uomini.

“La sua profonda e positiva influenza sarà con noi per generazioni“, ha scritto su Twitter la vicepresidente Usa Kamala Harris. La femminista Lea Melandri, su Facebook, l’ha ricordata come “una donna che ha fatto la storia del femminismo, insegnando a “trasgredire” ruoli, identità, doveri, saperi e linguaggi improntati a rapporti di potere, sessisti e razzisti, una voce di rara fedeltà alle intuizioni e alle pratiche della rivoluzione femminista degli anni Settanta, dal ‘partire da sé’, all’ ‘autocoscienza’”.

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