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Michele Merlo, il duro sfogo del papà: “Hanno ucciso mio figlio, bastava un emocromo per salvarlo. Voglio la verità”

Uno sfogo tenuto dentro a lungo: "Oggi - le parole del papà di Michele a Il Resto del Carlino-  mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso. Bene, allora perché un dirigente medico del decimo piano del Maggiore, davanti al sottoscritto e a tutti i miei parenti, chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria?"

di F. Q.

Domenico Merlo, il papà di Michele, ha deciso di rompere il silenzio. La decisione di parlare di suo figlio, il cantante di Amici di Maria De Filippi morto per una leucemia fulminante, è arrivata dopo che i magistrati bolognesi hanno trasmesso gli atti dell’inchiesta, un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, alla Procura di Vicenza. Che dovrà ricominciare le indagini. “Hanno ucciso mio figlio, voglio tutta la verità – le parole di Merlo al Resto del Carlino – Bastava un emocromo per salvarlo”. Dopo cinque mesi di indagini la Procura di Bologna ha deciso che nella tragica vicenda consumatasi tra il 2 e il 6 giugno scorsi, il primo accesso del cantante vicentino al Pronto soccorso di Vergato, e il suo decesso nella rianimazione dell’ospedale Maggiore, per una ischemia cerebrale dovuta a leucemia fulminante, non sarebbero state riscontrate responsabilità a carico dei medici emiliani. E proprio sul passaggio dell’inchiesta Domenico Merlo afferma: “Per me un colpo al cuore. Mi domando, per quale motivo? Mi aspettavo che la Procura di Bologna andasse avanti, che i Nas accertassero eventuali responsabilità di quei sanitari che hanno visitato Michele”. Uno sfogo tenuto dentro a lungo: “Oggi – continua Merlo – mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso. Bene, allora perché un dirigente medico del decimo piano del Maggiore, davanti al sottoscritto e a tutti i miei parenti, chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria? Di cosa si scusò se non è venne sbagliato niente? Io e la mia famiglia non cerchiamo vendette, nemmeno soldi, ma la verità sì. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare e noi andremo fino in fondo”. Il papà di Michele specifica che sono gli atti a stabilire che il figlio si poteva salvare: “Invece è stato rimbalzato da un posto all’altro quando bastava un emocromo per capirne il problema. È tutto un sistema sanitario che è sbagliato, questo va condannato“.

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