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Bollette, l’Italia è energeticamente vulnerabile: l’attuale modello va superato

Bollette, l’Italia è energeticamente vulnerabile: l’attuale modello va superato
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Ci ricordiamo di quanto spendiamo per la nostra energia solo in occasione delle stangate che puntualmente arrivano ogni anno, nel bel mezzo della stagione invernale. Il massimo storico raggiunto dai prezzi nel settore elettrico e del gas ha reso evidente la vulnerabilità energetica dell’Italia, non mettendo mai nella giusta evidenza i benefici dovuti all’incremento che le fonti di energia rinnovabile (Fer) hanno sulla nostra economia. Come sempre, si ricorda che la produzione di energia rinnovabile deve essere considerata una priorità per il nostro paese solo dopo aver massimizzato il potenziale di efficienza energetica: un kilowattora non prodotto (grazie al risparmio ed efficienza energetici) è sempre meglio di uno prodotto, seppur da fonti rinnovabili. Concetto semplice che tutti possono comprendere facilmente.

Come ha giustamente fatto rilevare il senatore Gianni Girotto, presidente della decima Commissione permanente (Industria, commercio e turismo), nonostante l’effetto di mitigazione che l’intervento governativo ha sortito sugli aumenti dei prezzi, gli impatti dell’incremento dei costi energetici sono stati contenuti soprattutto grazie alla presenza dei numerosi impianti da fonti rinnovabili nel nostro sistema elettrico, in particolare per le utenze domestiche e non domestiche che hanno autoprodotto l’energia necessaria.

L’attuale modello energetico – per lo più alimentato da fonti fossili, inquinanti e centralizzate – non garantendo la reale partecipazione e la corretta concorrenza tra le diverse tecnologie che operano nel mercato elettrico, va quindi superato. Non si tratta più quindi di un’opzione, ma di un’urgenza che per realizzarsi pienamente necessita del completamento delle norme tecniche di settore. Il cosiddetto decreto bollette giunge in aula dopo un approfondito esame appunto presso la decima Commissione, dall’inizio della legislatura sempre attenta alle dinamiche relative al mercato elettrico e alle conseguenze per gli utenti.

Come rilevato dallo stesso Girotto, si sarebbe voluto fare di più su questo provvedimento: infatti, non è passata una serie di proposte emendative che avrebbero contribuito a sostenere strutturalmente i cittadini utenti e le imprese. Tali proposte includono: l’estensione delle agevolazioni relative alle tariffe elettriche riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati; la riduzione dell’aliquota Iva al 5% per ulteriori tipologie di utenti; gli interventi sugli oneri generali di sistema; la concessione di garanzie da destinare alla realizzazione delle comunità energetiche; le detrazioni sulla realizzazione di accumuli, nonché l’esenzione del canone per le occupazioni con cavi e condutture per i venditori di energia elettrica e gas. Le risorse necessarie per l’attuazione di queste misure al momento sembrano non essere sufficienti ma, visto l’approssimarsi dell’apertura della sessione di bilancio, ci auguriamo che il Governo dia a queste proposte la giusta importanza.

Da molte di queste proposte, infatti, dipendono la transizione ecologica, la tutela dei soggetti vulnerabili, la riduzione della dipendenza energetica dell’Italia, il contenimento delle tensioni sui prezzi dell’energia, la crescita economica del paese, la ricerca e l’innovazione tecnologica. Tutte questioni rilevanti per il futuro energetico del nostro paese ove, ad esempio, le piccole e medie imprese (Pmi) rappresentano una parte fondamentale. Sono necessarie scelte strutturali, a partire dalla bolletta energetica, spostando gli oneri impropri sulla fiscalità generale ed evitando nuovi oneri senza trasparenza. La riduzione dei consumi energetici delle fonti fossili è la priorità da seguire.

Sta a noi decidere se mantenere la situazione com’è adesso, sempre soggetta a ricatti ogni qualvolta sia necessario aprire i rubinetti del gas per riscaldare o rinfrescare le nostre case, oppure se puntare, e quindi ambire, a un futuro sempre meno dipendente dalle fonti fossili. L’Italia può e deve scegliere questo percorso.

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