L’Inter è più forte, probabilmente la più forte. Ce lo diciamo da quest’estate, quando la davano tutti tra i favoriti nonostante il ridimensionamento sul mercato. Lo confermiamo ogni domenica, pure ieri sera contro il Milan. A furia di ripetercelo, alla fine vinceranno le altre, quelle “meno forti”.

Il derby di Milano è stato l’ennesima incompiuta della prima parte di stagione dell’Inter di Inzaghi. Che gioca, crea, a tratti persino diverte, ma segna poco. E alla fine non vince quasi mai. È stato così anche col Milan: una partita tiratissima, com’era giusto che fosse in un derby d’alta classifica, tra due squadre ormai di grande livello. Però una più dell’altra, o almeno così è sembrato in campo. I rossoneri hanno confermato tutto quanto di buono detto nelle scorse settimane: il pressing feroce, la convinzione nei propri mezzi, la capacità di resistere nelle difficoltà.

Ma per lunghi tratti della gara sono stati dominati dall’Inter: ha preso il sopravvento la qualità dei nerazzurri, soprattutto in mezzo al campo, ma anche nella costruzione dal basso e più in generale in un’identità di squadra forgiata da più tempo (i due anni di Antonio Conte sono ancora ben visibili). Nel finale di primo tempo e poi per mezz’ora buona nel secondo, la formazione di Pioli non ha potuto fare altro che contenere, mentre l’Inter collezionava palle gol: non solo il secondo rigore, sbagliato da Lautaro, ma anche l’errore ancora più grave dell’argentino sottoporta, il tiro al volo di Calhanoglu, i due salvataggi sulla linea su Barella e Vidal. Eppure i nerazzurri non sono riusciti a sfondare e per poco nel finale non perdevano la partita (e pure il campionato, perché una sconfitta ieri sarebbe stata fatale), con il palo di Saelemaekers e gli ultimi dieci minuti veementi dei rossoneri.

Il pareggio alla fine è un risultato sempre giusto in un derby così teso. Premia i rossoneri per la solidità, anzi pure loro hanno recriminazioni. Ma l’Inter non può che rammaricarsi dei due punti persi. Come contro la Juventus. O contro l’Atalanta. Oppure con Lazio e Real Madrid, dove è arrivata addirittura una sconfitta. È mancato sempre un pizzico di fortuna. Ma se capita sempre non può essere solo un caso. Ora il rigore sbagliato, ora la svista arbitrale, l’autogol, l’episodio che gira male. La costante però è che l’Inter di Inzaghi sembra non avere il cinismo delle grandi squadre: per segnare deve produrre tantissimo e invece prende gol al momento sbagliato con una facilità scoraggiante.

La situazione sembrava migliorata nelle scorse settimane e non c’è dubbio che la formazione abbia trovato maggiore equilibrio rispetto all’inizio, ma arrivati alla prova del nove, ci risiamo: un altro scontro diretto lasciato per strada. Dall’inizio della stagione l’Inter non ne ha vinto uno (e infatti la classifica comincia ad essere allarmante). Alla ripresa ci sarà un altro appello contro il Napoli, forse l’ultimo perché accumulare ulteriore ritardo potrebbe essere decisivo. Alla fine, la più forte è solo quella che vince.

Twitter: @lVendemiale

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