Mario Zappa è stato il primo giurato italiano a votare all’edizione numero uno del Pallone d’oro. Il premio nacque nel 1956 all’interno della redazione di France Football da un’illuminazione di Gabriel Hanot, che l’anno prima aveva ideato anche la Coppa dei Campioni. Il miglior calciatore europeo di quell’anno fu Stanley Matthews. Allora Zappa era un giornalista di lungo corso, avendo seguito per La Gazzetta dello Sport anche i mondiali vinti dall’Italia negli anni Trenta. Aveva del calcio un’ottima conoscenza tecnica e oltre a una collaborazione con Il Calcio illustrato aveva scritto sul gioco anche un manuale tecnico, uscito proprio in quegli anni con Sperling e Kupfer.

L’anno seguente a votare fu Vittorio Pozzo, che per tutta la vita è stato giornalista della Stampa, oltre ad essere stato il più vincente commissario tecnico della Nazionale Italiana. Dal 1958 fu il turno di Aldo Bardelli. Livornese, in quel momento a Stadio, aveva come i suoi predecessori un’ottima competenza calcistica. Fece parte per i mondiali in Brasile del 1950 della commissione tecnica della Nazionale ed ebbe molte responsabilità sulla debacle azzurra, lui che era terrorizzato dall’aereo, per aver fatto viaggiare la squadra in nave. Ma Bardelli di calcio ne sapeva. Nella sua prima scheda per France Football si trova scritto Kopa, Rahn, Charles, Novak e Boniperti. Ancora oggi se ne votano cinque in ordine di bravura per l’anno in corso. Bardelli morirà il 15 novembre di cinquant’anni fa, colpito da un attacco cardiaco proprio il giorno di Bologna–Juventus che avrebbe dovuto seguire per la Gazzetta (lo sostituì il direttore Gualtiero Zanetti).

Dal 1971 fu il momento di Furruccio Berbenni, giornalista milanese della Notte che era anche il corrispondente di France Football e dell’Equipe. Parlava un francese perfetto, senza essere tra le firme più prestigiose del giornalismo sportivo italiano. Vota per l’ultima volta nel 1982, segnalando Paolo Rossi (vincerà proprio Pablito), Littbarski, Giresse, Boniek e Dassaev. Tra Berbenni e il duo della Gazzetta Roberto Beccantini e Sergio Di Cesare che voterà per tanti anni, il giurato italiano prescelto dai francesi fu Adalberto Bortolotti, uno dei critici calcistici in assoluto più competenti. Nel 1983 da direttore del Guerin Sportivo, Bortolotti diede il suo voto a Platini, Robson, Cabrini, Dassaev e Strachan.

Anche la prima votazione di Beccantini, uno dei primissimi a capire sulla stampa italiana l’importanza del calcio internazionale, in coppia con Di Cesare va in direzione Michel Platini. Gli altri nominati furono Rush, Cabrini, Elkjaer-Larsen e Souness. Di Cesare andò a lavorare in Figc, il Beck, già alla Stampa, voterà da solo dal 2003 al 2009. Quando andò in pensione, l’incarico passò ad una altrettanta prestigiosa firma come Paolo Condò, allora in Gazzetta e oggi a Sky Sport e Repubblica. Nel 1989 votò però il direttore della Gazzetta Candido Cannavò (Baresi, Van Basten, Brehme, Shilton, Stojkovic). Quell’anno si assegnava anche un Super Pallone d’oro, trofeo che venne alzato da Alfredo Di Stefano.

Nel 2010 il Pallone d’oro si congiunse con il premio Fifa e questa situazione ibrida rimase fino al 2016, quando tornò ad essere il premio giornalistico che conosciamo dal 1956. Nel 2020 France Football non ha voluto assegnare il premio per la pandemia Covid, l’anno prima Condò si era espresso così: Van Dijk, De Jong, Cristiano Ronaldo, Messi e Manè. Il 29 novembre, giorno della consegna del Pallone d’oro a Parigi, Condò twitterà come ogni anno i suoi cinque prescelti. Doveva votare entro domenica 24 ottobre e ora deve rispettare il segreto dell’urna fino alla proclamazione.

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