“In linea puramente teorica non è possibile escludere” che Silvia, presunta vittima di violenza sessuale da parte di Ciro Grillo e dei suoi amici, abbia assunto “cosiddette droghe da stupro (…) prima o in associazione con l’alcol”. La suggestione – riportano Repubblica e il Corriere della Sera – è contenuta nelle venti pagine di consulenza medico-legale depositata il 19 ottobre scorso dal difensore della 21enne milanese, l’avvocato Giulia Bongiorno, al gup di Tempio Pausania Caterina Interlandi, che venerdì 5 novembre dovrà decidere sul rinvio a giudizio del figlio del fondatore M5s e di altri tre giovani genovesi (Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria) per i fatti avvenuti la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 a Porto Cervo. Silvia, che insieme all’amica Roberta aveva seguito i coetanei nell’appartamento in uso al figlio di Grillo dopo una serata al Billionaire, una volta tornata a Milano aveva denunciato di essere stata stuprata la mattina del 17, prima solo da uno di loro, poi da tutti e quattro allo stesso tempo. I giovani, invece, si difendono sostenendo che il rapporto sia stato consenziente.

La studentessa italo-norvegese ha dichiarato di essere stata costretta a bere da una bottiglia di vodka e lemonsoda poco prima della violenza di gruppo, di cui ricorda solo i primi minuti: dopodiché, dice, si è risvegliata nel primo pomeriggio in un’altra stanza, con un vuoto di memoria di alcune ore. Vuoto che il consulente di parte, il professore della Sapienza di Roma Enrico Marinelli, ipotizza dovuto all’assunzione di sostanze come il Ghb, “particolarmente insidiose in quanto costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere”. E che possono portare a “un’amnesia senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e persino uccidere”. In ogni caso, conclude il perito, la ragazza “non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo” poiché l’alcol “scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione”, dato di cui è “presumibile, con alto grado di probabilità, che i presenti fossero tutti coscienti”. Il tasso alcolemico presente nel sangue della presunta vittima è stimato in 1,08 grammi/litro.

La consulenza sostiene inoltre che i lividi sulle braccia e le gambe che Silvia mostrò alla clinica Mangiagalli di Milano otto giorni dopo i fatti siano “compatibili con un meccanismo di pressione e afferramento attuato da più persone contemporaneamente con le mani” per tenerla ferma con la forza. Marinelli aggiunge che il disturbo da stress post-traumatico diagnosticato alla ragazza è “coerente con un rapporto non consenziente e invasivo”. “Sulle ipotesi si può dire qualunque cosa. Possiamo dire qualsiasi cosa priva di fondamento, come priva di fondamento è l’ipotesi della droga dello stupro”, è il commento all’Ansa di Alessandro Vaccaro, difensore di Vittorio Lauria, a proposito della consulenza di parte.

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