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Licenze di pesca, alta tensione Francia-Uk sui permessi negati. Contro-ultimatum di Londra: “48 ore per ritirare le minacce di ritorsioni”

Parigi lamenta la mancata concessione a duecento pescatori dopo la Brexit. L'Eliseo minaccia, in caso di mancato sblocco della situazione, il divieto di sbarco ai pescherecci Uk a partire dal 2 novembre, passando a un avvertimento di fatto con il fermo di due navi. Ora la segretaria agli Esteri Liz Truss rilancia: "Ritirate le minacce o denunciamo la violazione del trattato di libero scambio"
Licenze di pesca, alta tensione Francia-Uk sui permessi negati. Contro-ultimatum di Londra: “48 ore per ritirare le minacce di ritorsioni”
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Alta tensione tra Francia e Regno Unito sulla “guerra del pesce” nella Manica, il contenzioso sulle licenze di pesca in acque britanniche, negate da Londra dopo la Brexit a circa duecento dei quattrocento pescatori francesi che ne avevano fatto richiesta. Nei giorni scorsi l’Eliseo aveva dato un ultimatum minacciando, in caso di mancato sblocco della situazione, il divieto di sbarco ai pescherecci Uk a partire dal 2 novembre, con rigidi controlli sugli arrivi dall’isola: e passando a un avvertimento di fatto giovedì, con il fermo di due navi. Domenica il tema è stato al centro di un bilaterale durato circa mezz’ora tra i due presidenti Boris Johnson ed Emmanuel Macron, a margine del G20 di Roma. A quanto pare, però, l’incontro non è stato risolutivo, visto che lunedì la segretaria agli Esteri britannica Liz Truss ha assegnato un termine di 48 ore a Parigi per “ritirare le sue irragionevoli minacce” di ritorsioni. In caso contrario, ha detto, scatterà la risposta del Regno Unito: e cioè la denuncia formale di violazione del Trattato complessivo di libero scambio (Tca) sottoscritto con l’intera Unione europea dopo l’uscita.

Concluso a fine 2020, l’accordo post-Brexit sulla pesca prevede che i pescatori francesi e degli altri Stati Ue possano continuare a lavorare nelle acque britanniche sotto certe condizioni. In alcune zone contese, Londra e l’isola anglo-normanna di Jersey hanno riconosciuto oltre 210 licenze definitive, ma Parigi ne invoca almeno altre 200 secondo i patti. Il segretario all’Ambiente del gabinetto Johnson, George Eustice, assicura che la Gran Bretagna ha approvato il 98% delle richieste di licenza giunte dall’Ue, versione smentita da Parigi. “Per 4 anni sono stati discussi gli accordi, dieci mesi dopo vari punti non sono applicati: non possiamo tacere, è questione di fiducia e di credibilità”, ha detto Macron in conferenza stampa a Roma. “Ora la palla è nel loro campo, se non faranno gesti concreti allora le misure dal 2 novembre saranno portate avanti”. Riferendosi al sospetto di un suo interesse elettorale ad alzare i toni in vista delle presidenziali del prossimo aprile, la segretaria agli Esteri Truss ha commentato in modo pungente: “Possiamo notare che in Francia c’è un’elezione in arrivo. Ma io comunque non sono lontanamente contenta di quanto sta accadendo”, ha detto.

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