“Mi hanno invitato due volte a La7 per parlare di reddito di cittadinanza e ho incrociato ragazze che lo percepivano e che cercavano lavoro. Così ho chiesto alla redazione i loro contatti per proporre loro un’assunzione in uno dei nostri negozi (1.300 euro al mese). Ebbene, non si sono nemmeno presentate“. Il 28 agosto, intervistato da Il Giornale, l’imprenditore Gianluigi Cimmino – ad di Pianoforte Holding a cui fanno capo il marchio di intimo Yamamay, quello di pelletteria Carpisa e quello di articoli sportivi Jaked – ha spiegato così la sua avversione per la misura anti povertà che a suo dire ha “distrutto il mercato del lavoro”. Inducendo i beneficiari, secondo lui, a rifiutare anche posti ben pagati. Ilfattoquotidiano.it ha verificato le sue affermazioni, parlando con chi ogni giorno lavora nei punti vendita Yamamay per capire quali siano le reali condizioni offerte. E ha chiesto conto allo stesso Cimmino (leggi) di quello che è emerso da un giro per i negozi con telecamera nascosta al seguito. L’imprenditore a quel punto ha fatto una parziale marcia indietro, confermando la cifra in ingresso, ma sottolineando di non essere “mai arrivato a parlare dell’argomento paga”.

Secondo dipendenti e sindacalisti i 1.300 euro al mese sono un miraggio perché i contratti sono quasi tutti part-time. Sicuramente “pagati bene se fai tutti i festivi e le domeniche“, ma si parla di “1000, 1100 euro con i livelli (di inquadramento, ndr) più alti”. E i lavoratori sono di fatto “ricattabili”, secondo le parole dei sindacati, visto che “la base oraria fissa arriva a 800 euro al mese per essere impegnati tutta la settimana“. Con un full time, in ogni caso, spiegano i dipendenti nell’inchiesta video, il livello potrebbe essere raggiunto “ma non subito”. “Cioè almeno avresti bisogno di un quarto livello e quando ti assumono solitamente, dipende dall’esperienza, assumono un quinto oppure un sesto livello”. Difficilmente, però, chi entra senza pregresse esperienze riesce subito ad ambire a un contratto “normale”, part-time o full time che sia: “È normale che se una persona non ha esperienza verrà presa come stagista – dice un’altra commessa – se invece ha già un minimo di esperienza allora può entrare da apprendista”. E anche il periodo Covid incide: “In questo momento è difficile un contratto – confessa un’altra lavoratrice – infatti noi ora abbiamo solo stagiste”.

“Contratti part-time una minoranza?” Le interviste (con telecamera nascosta) in 10 punti vendita del gruppo

Fanno contratti part-time per avere più teste disponibili – spiega al Fattoquotidiano.it Vanessa Caccerini, sindacalista della Filmcams-Cgil – Se hai qualcuno malato o che ha bisogno di un permesso è implementabile. È più flessibile rispetto al tempo pieno e spesso si aumentano le ore con il cosiddetto ‘supplementare’ (possibile fino alle 40 ore) avendo così più disponibilità”. Una battaglia, quella contro il part-time detto “involontario”, che, spiega, Filcams porta avanti a tempo. “1300 euro si guadagnano con un quarto livello full time – conferma Caccerini – Ma solitamente si parte comunque con un part-time e per arrivare più in alto sono tutte persone ‘ricattabili’ perché possono accettare dall’oggi al domani implementazioni orarie”. “Noi intendiamo ricattabili perché sai che prendi quei 300 euro in più un mese, ma il mese dopo magari non li hai perché non servono ore in più. La base oraria fissa arriva a 800 euro al mese per essere impegnata tutta la settimana – spiega ancora – Per la flessibilità, infatti, loro vogliono che tu sia sempre disponibile e quindi sono vessate quelle che magari si trovano un doppio lavoro, che si può fare”.

Una ricostruzione respinta dall’imprenditore, il cui nome era comparso nel 2020 come possibile candidato alle Comunali di Napoli prima che il centrodestra scegliesse il pm Catello Maresca. Parlando con IlFattoquotidiano.it, Cimmino, oltre a confermare stipendi in ingresso da 1200-1300 euro al mese, nega di avere prevalentemente contratti part-time. Assicurando, anzi, che le “percentuali sono minime“. Tuttavia guardando il bilancio di sostenibilità 2020 pubblicato sul sito della Pianoforte Group (società che detiene tutti i marchi), nei negozi Yamamay italiani i dipendenti part-time sono il 49%, di cui il 99% donne, mentre i full-time sono il 51%, di cui il 34% in Italia e il 17 all’estero. Diverso è il caso Carpisa: il 36% dei dipendenti ha un contratto part-time mentre il 64% (il 47% in Italia e il 17% all’estero) ha contratti full-time. E i dati comprendono anche i dirigenti e quadri, cosa che probabilmente riduce la percentuale.

Articolo Precedente

Cimmino, l’imprenditore anti-Reddito di cittadinanza che aveva detto: “Offro 1.300 euro, rifiutano”. Ora cambia versione: “In quell’intervista non ho mai parlato di cifre”

next
Articolo Successivo

Protesta alla Unes di Trucazzano: lavoratori bloccano i cancelli contro i licenziamenti della coop Lgd. Sgomberati all’alba dalla Polizia

next