La guerra di propaganda scatenata dal Covid non accenna a quietarsi. Al contrario, l’accanimento lungo le trincee dell’informazione sembra aumentare e con le ostilità cresce anche la disinformazione. E questo è un male per molti motivi, tra cui la fiducia del cittadino nei confronti dello stato. Hanno pensato a tutto ciò coloro che ci governano? La pandemia non è come l’inflazione o la recessione, fenomeni economici che colpiscono il nostro portafoglio, la pandemia ci fa specchiare nella morte perché colpisce il nostro corpo.

In un’era in cui il corpo è al centro di un acceso dibattito di genere, dove alcuni giovani ne rifiutano la distinzione sostenendo che bisogna parlare di persona e non di uomini o donne, è strano che si parli poco o nulla della minaccia che la pandemia, e la sua risposta, rappresentano per il corpo.

Uno dei cardini del rifiuto a vaccinarsi è l’intrusione nel proprio corpo – e si badi bene qui non sto parlando dei no vax, di quelli che non vaccinano neppure i figli piccoli contro il morbillo, ma di chi ha deciso di non farsi vaccinare con un vaccino sperimentale o di non sottomettersi alle regole del green pass. L’intrusione nel proprio corpo va ben oltre il semplice vaccino: il green pass viene visto come uno strumento per controllare la storia medica di ciascuno di noi, un libro aperto sul corpo. Chi ci dice che un giorno, in un futuro distopico, quei dati non vengano processati per discriminare che so, i cardiopatici rispetto agli altri?

Nel Regno Unito il green pass non esiste ma dall’app della National Health si scarica il pass relativo alle due dosi, ogni tre settimane questo scade e bisogna scaricarlo di nuovo. Nell’app c’è tutta la nostra storia medica, fino ai raffreddori contratti. Prima dello scoppio del Covid questi dati erano accessibili solo dal medico curante, oggi non è più così.

Più della paura del vaccino si teme la perdita di controllo sui dati del proprio corpo e questo ultimo aspetto alimenta la propaganda no vax – e si badi bene questa è vasta e raccoglie anche voci di esperti ma anche tante, troppe voci di ciarlatani che vendono la paura per ottenere sponsorizzazioni da chi li segue. Ed ecco una soluzione: le blockchain.

Quella delle blockchain è una tecnologia rivoluzionaria che permette l’anonimato e allo stesso tempo garantisce il massimo di sicurezza. Tutte le informazioni relative ad ogni individuo possono essere contenute nelle blockchain ed essere accessibili online, a quel punto passaporti e carte d’identità diverrebbero superflui, ma anche il green pass e l’identità digitale.

In una blockchain si potrebbe registrare tutto: dalla storia medica, ai dati bancari fino al codice fiscale, il tutto a prova di hacker. Ma non basta, questi preziosissimi dati sarebbero controllati dall’individuo non dall’Inps o da altre istituzioni dello Stato. Il sistema crittografico a chiave pubblica permetterebbe di inviarli o farli vedere tutti, o una parte soltanto, a chi si vuole ne prenda visione e per un periodo di tempo determinato. E dato che ogni accesso viene registrato automaticamente, si saprebbe subito se qualcuno non autorizzato ne ha preso visione.

Il sistema della blockchain è molto più intuitivo dell’identità digitale introdotta recentemente perché chi controlla i dati è il singolo individuo. Per farlo funzionare ci vuole un computer o uno smartphone collegato ad un network, esattamente ciò di cui si ha bisogno per l’identità digitale.

Naturalmente questo è un sistema che decentralizza al massimo e che così facendo riduce considerevolmente i poteri di controllo dello Stato… per questo faticherà ad essere introdotto.

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