Uno pseudonimo collettivo. Che si è disvelato solo all’atto della proclamazione del vincitore del “Premio Planeta de Novela”, il riconoscimento letterario per romanzi in lingua spagnola più ambito per uno scrittore.

Non c’era alcun animo femminile dietro le pagine di La bestia, l’inedito premiato, ma tre autori di sesso maschile. Una platea attonita, alla presenza del re Felipe, all’annuncio della vincitrice Carmen Mola, ha visto avanzare verso il palco tre uomini di mezza età. Jorge Díaz, Agustín Martínez e Antonio Mercero, noti sceneggiatori televisivi che vengono allo scoperto dopo quattro anni di successi, iniziati con La novia gitana, prologo di una trilogia – proseguita con La red púrpura (2019) e La nena (2020) – che ha portato alla vendita di oltre 400mila copie.

I tre autori – finora coperti da un rigoroso anonimato garantito da contatti intrattenuti con la stampa solo via posta elettronica – hanno sempre sviato nelle interviste, centellinando le notizie personali, in verità poche e sempre lontane dalla realtà. Si pensava ad una professoressa universitaria, si è detto di una madrilena, tracce debolissime dissolte non appena i tre si sono alzati per ritirare il premio. Un galardón di non poco conto, portato in questa edizione a quasi un milione di euro, tra i più ricchi, tanto che la vecchia postilla “solo superado por el Nobel” che accompagnava il riconoscimento è da considerare un ricordo.

Nulla è lasciato al caso, l’obbligo di cessione dei diritti editoriali del romanzo vincitore in favore di Planeta farà crescere la già potente casa editrice catalana con solide radici anche in America latina.

L’uso di un pseudonimo non è nuovo in letteratura, talvolta è una vera strategia di marketing, che ha funzionato non poco per lanciare Elena Ferrante, altre è uno strumento utile per mettere in ombra l’autore dando più forza al testo.

È stato interessante vedere come tre uomini abbiano saputo “nascondersi” dietro una finta figura femminile: avranno ora difficoltà a dichiarare che le donne rendono di più sul mercato editoriale. Di certo, all’inizio del sodalizio letterario, si sono chiesti se utilizzare un nome straniero, mutuando chissà il mondo della moda dove, soprattutto in Spagna, non di rado le maison scelgono marchi con chiara evocazione italiana per aprirsi fette di mercato.

Un vero maestro nella “trasformazione” dell’identità è stato Fernando Pessoa, gigante della letteratura mondiale, che guardando oltre il semplice pseudonimo divenne inventore di eteronomi, personalità poetiche complete, con una identità definita diversa da quella dell’autore originale. Álvaro de Campos, Ricardo Reis e Alberto Caerio divennero eteronomi dotati di una vita propria, addirittura con una loro data di nascita e di morte, quest’ultima ad eccezione di Ricardo Reis. Un dettaglio subito sfruttato dal premio Nobel per la letteratura José Saramago per farne un libro, L’anno della morte di Ricardo Reis.

Ora i vincitori del “Planeta” edizione 2021 dovranno camminare sulle loro gambe, con tre cognomi in copertina, nel nome del talento.

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