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Grafica Veneta, patteggiano i due manager arrestati nell’inchiesta per caporalato: usciranno dal processo con pena pecuniaria

Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, amministratore delegato e direttore dell'area tecnica, erano accusati di aver avallato i metodi violenti usati dalla BM Services, che forniva loro manodopera, per soggiogare e intimidire i sottoposti. "È una pagina dolorosa che si chiude", dichiara il patron dell'azienda Fabio Franceschi, comunicando di aver disposto "una elargizione spontanea" verso i lavoratori pakistani vittime del reato
Grafica Veneta, patteggiano i due manager arrestati nell’inchiesta per caporalato: usciranno dal processo con pena pecuniaria
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Il Tribunale di Padova ha accolto l’istanza di patteggiamento presentata a settembre da Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, l’amministratore delegato e il direttore dell’area tecnica di Grafica Veneta (colosso della stampa e rilegatura di libri) arrestati, nel luglio scorso, nell’ambito dell’indagine per caporalato nei confronti di un’azienda che sfruttava lavoratori pakistani. I due manager usciranno dal processo con la sola sanzione pecuniaria: secondo i pm erano a conoscenza dei metodi violenti usati dalla BM Services – che forniva loro manodopera – per soggiogare e intimidire i sottoposti. “Le persone coinvolte rivendicano l’irrilevanza penale di quanto loro contestato, tanto che l’accordo con l’autorità giudiziaria consegue a una logica di costi-benefici di fondamentale importanza per una azienda che, non avendo nulla da rimproverarsi, deve guardare con velocità al futuro, per confermarsi leader mondiale nel settore dell’editoria”, comunica in una nota il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi.

“È una pagina dolorosa che si chiude – prosegue – anche se quanto accaduto non può essere dimenticato. Il rispetto e la dignità di ogni lavoratore è un valore imprescindibile, che noi per primi rivendichiamo, e che contraddistingue da sempre il modus operandi di Grafica Veneta. Un pensiero va ai lavoratori pakistani: sono rimasto colpito e addolorato nell’apprendere di atti di prevaricazione che gli stessi avrebbero subito. Ma se è accaduto non è certamente dipeso dalla nostra società o comunque da nostre responsabilità. Ho ritenuto comunque doveroso – conclude – manifestare un segnale tangibile di solidarietà, disponendo nei loro riguardi una elargizione spontanea che mi auguro possa aiutarli per superare questo momento non semplice”.

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