Nuovo faro Antitrust su Apple. Questa volta a mettere nel mirino il colosso americano è stato il garante della concorrenza olandese, che il 7 ottobre ha intimato alla società di modificare i sistemi di pagamento in-app affinché non escludano più le terze parti. Si tratta dell’ultima di una lunga serie di offensive alle politiche di questo tipo adottate dell’azienda di Tim Cook, coinvolta da più di un anno in una dura battaglia legale contro il creatore di videogiochi Epic Games proprio per le stesse ragioni.

Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, l’Authority for Consumers and Markets ha accusato il gruppo con sede a Cupertino di abuso di posizione dominante sulla gestione dell’App Store. Come noto, infatti, l’azienda obbliga gli sviluppatori a far transitare gli acquisti conclusi dagli utenti in videogiochi e altre applicazioni solo dalla sua piattaforma, applicando una commissione tra il 15% e il 30% sulla cifra spesa ogni volta dal singolo cliente. Una pratica che il garante ha giudicato “anti-concorrenziale“, intimando alla società di interromperla senza tuttavia comminare, per il momento, alcuna sanzione. La questione è attualmente al vaglio del tribunale di Rotterdam, cui Apple si è rivolta per tentare di bloccare il procedimento.

L’indagine olandese è partita nel 2019 e si è focalizzata sulle app più remunerative dal punto di vista della spesa degli utilizzatori, tra cui soprattutto le piattaforme di incontri per adulti. Sono stati infatti proprio gli sviluppatori di questi portali, in primis Match Group che è proprietaria di Tinder, a segnalare all’authority il presunto illecito, sostenendo che la Mela impedisse loro di comunicare direttamente con i clienti per ricevere pagamenti e di entrare così nel redditizio mercato legato agli acquisti di beni digitali su internet.

Non è la prima volta che il gitante high tech si trova invischiato in questioni di questo tipo. Nel 2020, ad esempio, lo sviluppatore di videogiochi Epic Games gli ha intentato causa dopo che il suo celebre titolo Fortnite era stato bandito dall’App Store come rappresaglia per aver bypassato il sistema di acquisti in-app creando una piattaforma alternativa con cui gli utenti potevano pagare per gadget, armi, costumi e quant’altro. Una battaglia legale che si trascina da più di un anno e che lo scorso settembre ha portato a una sentenza di primo grado parzialmente sfavorevole alla compagnia di Cupertino: in sostanza, per effetto della decisione dei giudici, Apple potrà mantenere legittimamente gli acquisti in-app, cioè quelli di asset virtuali, all’interno del proprio sistema ma dovrà lasciare liberi gli utenti di acquistare giochi o applicazioni anche in canali paralleli gestiti direttamente dagli sviluppatori.

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