C’è anche la revisione del catasto, come annunciato la settimana scorsa dal premier Mario Draghi, nel disegno di legge delega sul fisco approdato in consiglio dei ministri subito dopo le amministrative. La promessa è quella di aggiornare la mappatura degli immobili ma senza utilizzare le nuove informazioni, che comunque saranno disponibili solo tra cinque anni, “per la determinazione della base imponibile dei tributi”: l‘Imu dunque continuerebbe a essere calcolata non in base ai valori di mercato ma con le obsolete rendite catastali. “Nessuno pagherà di più o di meno, le rendite restano invariate”, ha ribadito il premier Mario Draghi in conferenza stampa dopo il cdm. Rassicurazioni e tempi lunghi che non bastano alla Lega, il cui leader Matteo Salvini ancora lunedì sera – nel pieno della debacle elettorale che ha visto il suo partito scavalcato da FdI – aveva ribadito: “Nessuno pensi di rivedere il catasto”. Il ministro Massimo Garavaglia, che rappresentava il partito al posto di Giancarlo Giorgetti alla cabina di regia sul testo, ha lasciato in anticipo la riunione e non ha preso parte al consiglio dei ministri che poco dopo le 16 ha licenziato il ddl. Fonti della Lega, prima della conferenza di Salvini, hanno sollevato obiezioni non solo di merito ma anche di metodo perché non è “serio” votare “sulla fiducia”, senza aver potuto leggere i testi. Secondo Draghi l’assenza è “un gesto serio” e “gli scambi avvenuti avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega”, che nei fatti è solo “una scatola” da riempire con i decreti delegati, “una scatola che si ispira a certi principi che ritengo siano condivisi ampiamente dalla Lega“.

Il catasto, va ricordato, non era citato tra i punti affrontati nella relazione delle commissioni Finanze di Camera e Senato da cui il governo è partito pre scrivere il ddl delega. Il testo è composto di 10 articoli e spazia dalla revisione dell’Irpef e dell’Ires alla razionalizzazione dell’Iva (anch’essa non prevista dal documento delle commissioni) passando per la riforma del sistema della riscossione, annunciata fin dal mese di marzo quando il governo ha varato un discusso condono. Gli obiettivi sono la crescita dell’economia attraverso l’aumento dell’efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione, la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, preservandone la progressività, da attuarsi anche attraverso la riduzione degli adempimenti e l’eliminazione dei cosiddetti ‘micro-tributi‘, la riduzione dell’evasione. L’attuazione della delega – per cui il governo avrà 18 mesi a partire dall’approvazione del ddl in Parlamento – non dovrà comunque pesare sui conti pubblici. A disposizione ci sono “2 miliardi nel 2022” e “1 miliardo” nel 2023 dal fondo per la riforma fiscale creato con la manovra, integrabili con le nuove entrate strutturali derivanti dalla lotta all’evasione fiscale. Risorse certo non abbondanti come sottolineato anche dalla Corte dei Conti che nella valutazione della Nadef sottolinea come le aspettative di una riduzione del carico fiscale “trovano un evidente limite nelle risorse disponibili” e “esiste un problema di risorse complessive a disposizione”.

Accanto alla rendita catastale anche i valori di mercato – Il governo è delegato ad attuare una modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale al fine di “modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati” prevedendo strumenti “atti a facilitare e ad accelerare l’individuazione e, eventualmente, il corretto classamento” degli “immobili attualmente non censiti o che non rispettano la reale consistenza di fatto, la relativa destinazione d’uso ovvero la categoria catastale attribuita”, dei terreni edificabili accatastati come agricoli e degli immobili abusivi. Dovrà poi mettere a disposizione “strumenti e moduli organizzativi che facilitino la condivisione dei dati e dei documenti, in via telematica, tra l’Agenzia delle entrate e i competenti uffici dei comuni” e attuare “una integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal primo gennaio 2026”.

In particolare dovrà essere attribuita a ciascuna unità immobiliare, “oltre alla rendita catastale determinata secondo la normativa attualmente vigente, anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato”. Verranno poi previsti dei “meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato di riferimento e comunque non al di sopra del valore di mercato”. Per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico dovranno essere previste “adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto dei particolari e più gravosi oneri di manutenzione e conservazione nonché del complesso dei vincoli legislativi alla destinazione, all’utilizzo, alla circolazione giuridica e al restauro”. Infine le informazioni rilevate secondo i nuovi principi non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi, la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali.

Un cambiamento importante invece è stato annunciato per l’Imu relativa ad immobili ad uso produttivo, che ora “in parte considerevole affluisce allo Stato”: “Si prevede che in futuro in modo graduale affluisca ai Comuni“, ha spiegato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, al termine del consiglio dei ministri.

La razionalizzazione dell’Iva – Con la riforma il governo punta a razionalizzare la struttura dell’Iva “con particolare riferimento al numero e ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote allo scopo di semplificare la gestione e l’applicazione dell’imposta, contrastare l’erosione e l’evasione, aumentare il grado di efficienza in coerenza con la disciplina europea armonizzata dell’imposta”. Il secondo comma dell’articolo prevede poi un adeguamento della tassazione sui consumi dei prodotti energetici e dell’energia elettrica il linea con il Green deal, per “contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili”.

La revisione Irpef per ridurre gradualmente le aliquote medie effettive – Arriva la revisione del sistema di imposizione personale sui redditi, che punta a ridurre le aliquote medie e marginali Irpef. Nella bozza della delega fiscale si legge che il governo dovrà introdurre norme per una “ridurre gradualmente le aliquote medie effettive derivanti dall’applicazione dell’Irpef anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili” e “ridurre gradualmente le variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive derivanti dall’applicazione dell’Irpef”. Nel documento si precisa che per aliquote medie e marginali effettive si intendono “quelle derivanti dall’applicazione dell’Irpef senza tenere conto né dei regimi sostitutivi né delle detrazioni diverse da quelle per tipo di reddito”. L’addizionale regionale Irpef verrà sostituita da una sovraimposta “la cui aliquota di base può essere aumentata o diminuita dalle regioni entro limiti prefissati”, questo per “semplificare gli oneri di gestione per i sostituti d’imposta, i quali per ogni comune o regione dovranno tener conto soltanto dell’aliquota fissata come sovraimposta, invece che tener conto di più elementi del sistema di tassazione definiti a livello locale”.

Per le deduzioni dalla base imponibile e le detrazioni dall’imposta lorda si prefigura una revisione “tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sull’equità e sull’efficienza dell’imposta”. Franco ha spiegato che “andranno valutate una ad una, in base a criteri di efficienza ed equità. Revisione vuol dire un ripensamento sistematico, non necessariamente l’eliminazione di tutte, ma un ripensamento dopo anni in cui gradualmente le detrazioni e le deduzioni sono state via via aggiunte”. In vista anche una “armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio, tenendo conto dell’obiettivo di contenere gli spazi dell’elusione dell’imposta“.

“Graduale superamento dell’Irap” – La bozza prevede un “graduale superamento dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap)”, la cui cancellazione è caldeggiata da Confindustria, garantendo “in ogni caso il finanziamento del fabbisogno sanitario“. Il superamento dell’Irap completa, si legge nella relazione illustrativa del provvedimento, la revisione dell’imposizione sui redditi personali e su quelli d’impresa.

Riscossione in base a “obiettivi di risultato”. L’ente passerà sotto le Entrate – Per la riforma della riscossione vengono indicati anche principi e criteri direttivi ma nulla si dice sull’ipotesi che i crediti possano essere cancellati automaticamente dopo un certo numero di anni come ipotizzato della relazione del Tesoro inviata al Parlamento in luglio. Si punta a “perseguire l’efficientamento e la semplificazione del sistema nazionale della riscossione, orientandone l’attività verso obiettivi di risultato piuttosto che di esecuzione del processo, revisionando l’attuale meccanismo della remunerazione dell’agente della riscossione, favorendo l’uso delle più evolute tecnologie e delle forme di integrazione e interoperabilità dei sistemi e del patrimonio informativo funzionali alle attività della riscossione ed eliminando duplicazioni organizzative, logistiche e funzionali, con conseguente riduzione di costi”; ma anche “individuare un nuovo modello organizzativo del sistema nazionale della riscossione, anche mediante il trasferimento delle funzioni e delle attività attualmente svolte dall’agente nazionale della riscossione, o parte delle stesse, all’Agenzia delle entrate, in modo da superare l’attuale sistema, connotato da una netta separazione tra il titolare della funzione della riscossione, Agenzia delle entrate, e il soggetto deputato allo svolgimento delle attività di riscossione, Agenzia delle entrate – riscossione”. “In tale prospettiva – si puntualizza nel testo – garantire la continuità del servizio della riscossione attraverso il conseguente trasferimento delle risorse strumentali, nonché delle risorse umane, senza soluzione di continuità, in attuazione della riserva di legge espressamente contemplata dall’articolo 97 della Costituzione”.

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