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I costi energetici spingono l’inflazione della zona euro che in settembre sale al 3,4%. Germania sopra al 4%, balzo in Spagna

Come riporta Eurostat, l’energia segna un rincaro del 17,4% rispetto a settembre 2020. In Italia l'indice dei prezzi al consumo passa dal 2,5 al 3%. Record in Estonia con l'indice che tocca il 6,4%
I costi energetici spingono l’inflazione della zona euro che in settembre sale al 3,4%. Germania sopra al 4%, balzo in Spagna
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Continua a salire l’inflazione nella zona euro. Secondo la stima flash di Eurostat il tasso è salito in settembre al 3,4%, in aumento rispetto al 3% di agosto, toccando il livello più elevato da 13 anni. A spingere i prezzi, di nuovo, è soprattutto l’energia che segna un rincaro del 17,4% rispetto a settembre 2020. Seguono i beni industriali (+2,1%), alimentari, alcolici e tabacco (2,1%) e servizi (1,7%).

I livelli di inflazione più elevati si registrano in Estonia (6,4%) e Lituania (6,3). In Germania il tasso sale al 4,1% (dal 3,4% di agosto) raggiungendo un valore che non si vedeva da 29 anni. In Francia aumenta al 2,7% (dal 2,4%). Forte balzo in Spagna dove il carovita sale dal 3 al 4%. Madrid è alle prese con un rincaro delle bollette di luce e gas ancora più marcato che nel nostro paese. In Italia l’indice dei prezzi al consumo passa dal 2,5 al 3%.

“I prezzi dell’energia portano l’inflazione sopra il 3% a settembre nell’eurozona. Un incremento temporaneo da tenere sotto osservazione”, scrive su Twitter il commissario europeo Paolo Gentiloni.

Intanto dal mercato delle fonti energetiche continuano ad arrivare segnali di forti pressioni al rialzo sui prezzi. Questa mattina i futures sul gas sono saliti a un record di 100 euro per megawatt-ora, per poi arretrare del 3,1% a 94,7 euro ad Amsterdam dove continuano a oscillare. A mettere in tensione i futures sul gas hanno contribuito i timori legati al fatto che la Cina ha ordinato alle compagnie energetiche statali di assicurarsi le forniture per questo inverno a tutti i costi. A contribuire ai rincari del gas ci sono anche le difficoltà della Gran Bretagna. Il paese, che ha puntato molto sull’energia eolica, è uno sei più esposti alle carenze di gas. Il combustibile fossile è infatti utilizzato per fronteggiare i “buchi” produttivi causati dall’intermittenza del vento, insolitamente marcata in questo periodo. Problemi si registrano anche in Germania dove un’importante centrale elettrica, rimasta senza carbone, è stata costretta a interrompere l’attività.

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