La cosiddetta “movida”, cioè quella che definirei una sospensione dello Stato che istaura di fatto la legge del più giovane e del più forte, per gli autisti del trasporto pubblico di Savona raddoppia ogni estate le probabilità di entrare, loro malgrado, nel “club del setto nasale”.

Una sera di agosto, su un autobus di Savona sale un branco di adolescenti senza mascherina. Il conducente, un occhio allo specchio retrovisore e uno occhio alla strada li redarguisce, ricordando che la mascherina è obbligatoria. I gaglioffi prima lo insultano, poi strappano il nastro isolante che “separa” il posto di guida dal pubblico e gli tirano un cazzotto in faccia. Risultato: setto nasale rotto e trenta giorni di prognosi.

A Savona, la sera della vittoria agli Europei di calcio, interi gruppi di ragazzi erano saliti sui tetti dei bus aprendo le porte mentre erano in movimento, prima di “occupare” il monumento ai caduti. “Le aggressioni sono un problema diffuso anche perché è aumentata la tensione sociale – dice Giovanni Sirombra, conducente da 26 anni e membro della rsa club trasporti) – abbiamo chiesto che siano installati dei sistemi di protezione dei conducenti sia ricorrendo agli autobus ‘protetti’, cioè con il posto di guida separato dai passeggeri, sia facendo in modo che i controllori siano presenti o possano raggiungere il conducente in modo che sin trovi da solo a gestire un’aggressione”.

A maggio nel “club del setto nasale” è entrato anche un autista che era in servizio nel finalese. Un passeggero che le cronache descriveranno come “alterato” ha aperto le porte mentre il mezzo era in moto con la manopola dell’emergenza. L’autista ha frenato, è sceso e ha cercato di spiegare al soggetto che metteva a rischio i passeggeri. Stesso esito: naso rotto e 30 giorni di prognosi.

Se la linea della paura è soprattutto quella costiera, di sera, può offrire delle sorprese anche quella che attraversa le archeologie industriali della Val Bormida: “Tornavo da Millesimo – racconta Gianni Saettoni autista da 25 anni – un uomo di origini straniere, ubriaco, ha mandato a quel paese un passeggero che gli ha detto di mettere la mascherina. E’ scoppiata una lite e ho chiamato la polizia. Per fortuna nessuno si è fatto male, ma su quella linea abbiamo chiesto all’azienda di usare solo autobus protetti”.

“In passato le aggressioni erano molto meno – racconta Antonio Mortara, autista per 27 anni – l’autista deve essere protetto perché non può fare né il guerrigliero né l’agente di polizia. Anni fa a Santuario c’era una macchina in divieto di sosta al capolinea e quando ho chiesto che si spostassero mi hanno coperto di insulti dicendo che parcheggiavano dove volevano. Ho chiamato la polizia che li ha denunciati”.

Per affrontare il problema l’azienda (TPL) ha firmato una convenzione con i comuni di Savona, Finale e Loano, che garantisce un servizio di polizia locale anche sui bus, ma è evidente che la polizia non può essere onnipresente. Un corso di “gestione dell’emergenza” invece, ha avuto un sviluppo che ricorda i film di Cetto La Qualunque. Chi teneva le lezioni – raccontano Sirombra – si è presentato con il logo da candidato alle prossime amministrative suscitando contestazioni che hanno posto fine al suo “supporto psicologico”.

“Ma come ? – si chiede Marco Ravera (Sinistra per Savona) che segue da sempre la vertenza TPL – a sinistra parliamo di sicurezza sui luoghi di lavoro: come possiamo accettare che uno che al mattino esca per andare a lavorare alla sera torni col naso rotto?”.

L’unica soluzione sarebbe quella di usare solo gli autobus protetti ma, spiega Fabrizio Castellani, della Filt Cgil di Savona, su 200 autobus almeno 80 non hanno protezioni. Quando il sindacato ha chiesto all’azienda una lista di quelli rottamare e di quelli da modificare, gli è stato risposto solo con la richiesta di revoca dello sciopero.

Ora gli autisti Tpl sono in lotta non solo per i problemi di sicurezza, ma anche contro il precariato e contro il ricorso al lavoro interinale. Quasi tutti gli autisti degli scuolabus hanno contratti interinali (800 euro al mese) mentre i dipendenti si sobbarcano una mole di straordinario che potrebbe dar lavoro ad almeno altre 16 persone.

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