“Se il governo Draghi non interviene, è complice dei licenziamenti”. Michele Di Bianco è uno dei 422 operai della Gkn di Campi di Bisenzio che dal 22 di settembre potrebbero ricevere le lettere di licenziamento. Ieri è sceso in piazza a Firenze insieme a decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori da tutta Italia per chiedere che si trovi una soluzione.

Ci sono gli operai della Whirlpool di Napoli e quelli della Ex Embraco di Riva di Chieri: “C’è una storia di crisi in ogni città e regione e non ci sono risposte né politiche industriali da parte del governo” spiega Ugo Bolognesi della Fiom Cgil di Torino. Accanto a lui c’è Maurizio Ughetto che insieme alla moglie ha perso il lavoro: “Il ministro Giorgetti e la vice ministro Todde sono scomparsi”.

Ma non c’è solo il problema delle delocalizzazioni, ma anche quello dello sfruttamento come raccontano gli operai della Textprint di Prato che lottano contro le condizioni di lavoro “disumane” e chiedono di poter lavorare otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. “L’attenzione del governo non si può limitare del cordoglio quando muoiono – attacca Luca Toscano, dei Si Cobas di Prato – tutti i giorni dovrebbe occuparsi degli operai che chiedono risposte sulla lotta contro le delocalizzazioni e contro lo sfruttamento”. Il corteo riempie i viali intorno alla Fortezza da Basso e sale fino a piazzale Michelangelo guidato dallo striscione “Insorgiamo”. La gente applaude dai balconi e suona il clacson in solidarietà. “Tanta gente così non la si vede da vent’anni” raccontano gli operai più anziani che precisano: “Questa battaglia non è soltanto nostra, ma per il lavoro di tutti gli italiani. Se riescono a sfondare qui, in una fabbrica che non era in crisi, rischiano di sfondare in tutta Italia”.

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