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Design Week, non è più tempo di “pienoni”: il Super Salone è solo per intenditori. Va sempre al massimo il design griffato: Dior, Hermes e Luis Vuitton

Prove tecniche da SuperSalone che fa da ponte verso la prossima edizione aprile 2022. Intanto con l’eco/messaggio Be Water ci si tuffa nel murale e nell’ arte di Cattelan  alla piscina Cozzi  e con Chantecler i Faraglioni si tingono di rosa

di Januaria Piromallo
Design Week, non è più tempo di “pienoni”: il Super Salone è solo per intenditori. Va sempre al massimo il design griffato: Dior, Hermes e Luis Vuitton

Pochi ma buoni. Scarseggiano le presenze straniere, occupazione degli alberghi intorno al 30 % ma si spera ancora in un last minute. Non è certo l’evento di grande richiamo internazionale a cui si è abituati, alle cifre stratosferiche dell’ultima edizione 2019. Gli espositori sono pochi e dall’estero preferiscono partecipare ai lanci dei nuovi prodotti attraverso la piattaforma online della fiera. A questo si aggiungono le restrizioni internazionali ai viaggi, che demotivano gli operatori a spostarsi oltreconfine”.

Eppure gli eventi del FuoriSalone sparsi per l’intera città, danno una sferzata di vitalità da Isola District a Tortona Rocks, passando per il cuore pulsante della 5Vie. E tuffandosi nel murale di Cattelan per Toiletpaper, esteso su una superficie di 246 metri quadrati, il solo sopracciglio della donna è lungo oltre due metri. Gli highlights: Dior, mon amour, a Palazzo Citterio in via Brera 12, affida a 17 disegner di fama internazionale la rivisitazione della Medallion chair, in stile di Louis XVI, che era stata scelta da Monsieur Dior per arredare la sua casa di moda. Le sedie a medaglione, elegantemente rivestite in cannage e toile de jouy, divennero un simbolo planetario di eleganza Adesso Sam Baron ripropone la sua sua inconfondibile silhouette ovale nelle versioni da interno e esterno, con sedie a dondolo e altalena. Mentre a Ma Yansong proietta la seduta in poliuretano in 3d. E visto che ci siamo ecco altro icon la carta da parati sempre in toile de jouy talmente bella da volerla indossare.

Hermeseggiando con filosofia (Pelota, Via Palermo 10). La maison francese trasferisce la dimensione dell’oggetto su scala architettonica e sembra suggerire il manufatto come incontri con la materia, ora che le nostre vite sono diventate più essenziali. Fisicità e consistenza. Hermes disegna oggetti per essere toccati, che giocano con materiali grezzi e naturali, risultato di savoir-faire unici. Microfibre di carta sposano l’eleganza di un feltro di cashmere bianco mescolato con fili dorati. Incantevole il tavolo intagliato artigianalmente nella pietra.

Con Objects Nomads si ritorna a viaggiare. E a sognare con Cocoon e Bulbo di Campana Brothers, con il paravento Mandala di Zanellato/Bortotto e il tavolo Anemona di Atelier Biagetti. Una collezione che unisce l’eccezionale savoir-faire di Louis Vuitton e le capacità progettuali di designer di fama internazionale ( tra cui Patricia Urquiola, India Mahdavi, Atelier Oï, Damien Langlois-Meurinne, Raw Edges, Marcel Wanders, Tokujin Yoshioka, Nendo, André Fu) nella creazione di forme, materiali ed elementi originali. E che saranno esposti a Miami alla prossima Design Basel.

Benvenuti al Trashformation Village, sede nei Giardini, chiostro e loggiato del museo della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci a cura di Rossana Orlandi, un vero e proprio villaggio realizzato con materiali di re-Waste ( e di riciclo). Mentre la Sala del Cenacolo diventa la location del re-Food Market, un supermercato iconico in cui gli scaffali espongono prodotti realizzati da aziende e associazioni per contrastare lo spreco alimentare. BASE presenta We Will Design, una sperimentazione che parte dal micromondo di una stanza-atelier. Dall’ambiente unico da smartworking ci si amplia alla dimensione collettiva del quartiere fino a spalancare uno sguardo sul nostro ecosistema. Tra i progettisti Parasite 2.0, Ikea, Cesura, Matteo Guarnaccia, Anna Dienemann, Vicente Varella, Ludosofici, Emma van der Leest, Spazio META, Page Tsou, studio.traccia, Music Innovation Hub, IAAD, NID Perugia, POLI.design, Libera Università di Bolzano, Analogique.

Per Isola Design District, We Are What We Design propone un focus su sperimentazione e design sostenibile, dando spazio ai migliori designer emergenti di tutto il mondo. Era Design Gallery (Via Palermo, 1-5). Napoletana, vive a Parigi, Benedetta de Mennato disegna borse per Givenchy, è la sua prima collezione di “sintesi” e per questo l’ha chiamata Patchwork per una casa fluida e multifunzionale. Fior di Pesco, Onice Rosa, Amazzonite e Palomino sono gli avanzi di marmi degli anni Cinquanta che Benedetta ha utilizzato per sculture di tavoli e sedute. In edizione limitata di 15 pezzi ciascuno. L’ispirazione nata durante la demolizione di un edificio degli anni Cinquanta, di cui ne ha tratto le parti più suggestive. Virtualmente e creativamente collegata Capri con i Faraglioni che si tingono di rosa. La più bella installazione di design l’ha voluta Maria Elena Aprea, creatrice di gioie di Chatecler, sempre attenta al sociale, ha avvolto con un nastrino rosa le sue iconiche campanelle a sostegno dei diritti della donna alla cura al tumore al seno. Per ricordarci che il Covid ci ha portato indietro a 30 anni in materia di prevenzione.

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