“Guardava in maniera provocatoria le nostre donne”. Per questo è stato ucciso con tre pugni al volto Paolo Caprio, imbianchino 40enne di Bitonto, città alle porte di Bari, aggredito nella notte tra sabato 4 e domenica 5 settembre all’esterno del bar di una stazione di servizio sulla strada provinciale tra Modugno e Bitonto. A colpirlo è stato Fabio Giampalmo, 20 anni non ancora compiuti con precedenti penali per droga, ricettazione e furto. Il giovane si è consegnato ai carabinieri alcune ore dopo il fatto e ha confessato: ora è stato sottoposto a fermo e portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’aver usato “tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa“.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, il Giampalmo ha infatti colpito Caprio con l’intenzione di ucciderlo e poi l’ha lasciato agonizzante sul marciapiede. La dinamica dell’aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza della stazione di servizio: alle 3.06 Caprio è caduto a terra battendo violentemente la testa dopo i tre pugni sferrati “con inaudito vigore”, dicono gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di boxe e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico. Giampalmo ha detto di conoscerlo di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l’amico avevano iniziato a “provocarli”. Il 20enne e i suoi amici sono poi rimasti nel bar a giocare alle slot machine, mentre le loro mogli e compagne, alcune con bambini di pochi anni in braccio, erano all’esterno. A quel punto il 20enne avrebbe notato la vittima e l’amico parlare con le loro donne.

“Siamo immediatamente usciti – ha raccontato ai carabinieri e al magistrato – e ci siamo avvicinati alle nostre compagne. Mentre stazionavamo sulle panche sotto il gazebo con le nostre mogli a parlare di quello che era accaduto, uno dei due si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne. Notata questa circostanza, io mi sono alzato” e “gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso: l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via“. Lo ha abbandonato privo di sensi sull’asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 40enne sono stati inutili. Giampalmo ha detto nell’interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che erano nel bar con lui. Uno di loro “ha cominciato a piangere – ha raccontato il ragazzo – pensando alla gravità dell’accaduto”. Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi. I carabinieri lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle 8.15, cinque ore dopo il fatto, si è presentato in caserma accompagnato dal difensore di fiducia. Lì il pm Ignazio Abbadessa lo ha interrogato, raccogliendone la confessione e firmando il provvedimento di fermo. Nei prossimi giorni sarà eseguita nel Policlinico di Bari l’autopsia per accertare le cause della morte di Paolo Caprio, mentre il 20enne comparirà davanti al gip per la convalida del fermo.

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