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Di Maio blinda Draghi a lungo termine: “200 miliardi da spendere, c’è bisogno di stabilità”. E sulla giustizia: “Mi sono esposto per l’unità”

Il ministro degli Esteri rassicura nei primi giorni di semestre bianco: "Non c’è nessuno che parli di elezioni anticipate e non penso ci saranno scossoni nei prossimi sei mesi". Del compromesso raggiunto sulla riforma Cartabia dice: "la mediazione, se non è al ribasso, porta sempre i suoi frutti. Che in questo caso sono stati avere il Movimento unito e la riforma della giustizia salva"
Di Maio blinda Draghi a lungo termine: “200 miliardi da spendere, c’è bisogno di stabilità”. E sulla giustizia: “Mi sono esposto per l’unità”
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“Non vedo nessun rischio per l’esecutivo. Non c’è nessuno che parli di elezioni anticipate e non penso ci saranno scossoni nei prossimi sei mesi. Le persone chiedono stabilità, prospettiva, concretezza”. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e riferimento dell’ala “moderata” del Movimento 5 stelle, in un’intervista a Repubblica blinda il futuro del governo Draghi nei giorni in cui inizia il semestre bianco: cioè l’ultimo prima dell’elezione del capo dello Stato, in cui la Costituzione vieta al presidente uscente di sciogliere le Camere. Ma anche dopo la scelta del successore di Mattarella, assicura, lo status quo reggerà, perché lo chiede l’Europa: “Se pensiamo a nuove elezioni con 200 miliardi da spendere, non ci stiamo concentrando sui bisogni del Paese. La sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’ultima occasione che abbiamo per allinearci ai competitor europei. Se blocchiamo tutto in Europa diranno: ecco, sempre i soliti“.

Sulla fiducia sulla riforma penale appena votata alla Camera, Di Maio sostiene che “alla fine, il Movimento ha dimostrato compattezza. Sta garantendo il suo supporto e continuerà a essere determinante”. E rivendica il successo della mediazione con le altre forze di governo: “Il tema della giustizia è simile a quello dei 5 stelle (la rottura, poi ricomposta, tra Conte e Grillo sul nuovo statuto, ndr). Potevamo mollare, lasciare tutto al caso: ci saremmo trovati un Movimento spaccato e la cancellazione della riforma Bonafede. In entrambi i casi abbiamo invece deciso di mediare. Io mi sono esposto, andando incontro ad attacchi, ma l’ho fatto con in mente un obiettivo: trovare unità. Perché la mediazione, se non è al ribasso, porta sempre i suoi frutti. Che in questo caso sono stati avere il Movimento unito e la riforma della giustizia salva”, spiega.

Ancora a proposito delle turbolenze delle scorse settimane tra il leader in pectore e il Garante del Movimento, Di Maio ripercorre con orgoglio la propria opera di moral suasion nei confronti del fondatore, portata avanti insieme a Roberto Fico. “Con Roberto e con tutto il gruppo dei 7 (i “mediatori” nominati da Grillo per lavorare sullo statutto, ndr) abbiamo lavorato giorno e notte per scongiurare la scissione. Oggi siamo ancora qui e questo dimostra che c’erano i margini per farlo. Spesso mi dicono che sono eccessivamente moderato, ma penso che litigare non porti da nessuna parte e per questo faccio un appello alla compattezza: non facciamoci distrarre”. E in questo senso nega ogni diffidenza verso Giuseppe Conte, ma precisando: “Da giorni ricevo attacchi con delle veline e confido ancora che arrivino smentite. Quello che non si è capito è che queste diatribe interne non indeboliscono solo il Movimento, ma chi lo guida. È sempre stato così”.

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