Dopo cinque mesi di lavoro, stesure, revisioni, prove di forza e una tre giorni-fiume di votazioni, la riforma del processo penale firmata da Marta Cartabia passa in tarda serata con 396 sì, 57 no e 3 astenuti: numeri ben lontani dai 462 ok alla prima fiducia della notte, dovuti a oltre 170 assenze, una spia delle divisioni che restano ancora vive nella maggioranza e anche all’interno del M5s. Tra i deputati Cinquestelle non in missione risultano dai tabulati delle votazioni 16 assenti, mentre due pentastellati hanno votato contro il provvedimento: sono Luca Frusone e Giovanni Vianelli. Per la Lega i non partecipanti al voto sono 23, per Forza Italia 26. Nel Pd sono 14, nel gruppo Leu l’unico non partecipante al voto è Pier Luigi Bersani.

Prima del voto, nell’Aula di Montecitorio è stato in prima persona l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a spiegare perché il M5s avrebbe votato alla riforma del processo penale. Un discorso in cui il predecessore di Cartabia ha sottolineato come, “grazie al contributo del M5s guidato da Giuseppe Conte“, si sia inciso sul testo originario, cambiando le norme sull’improcedibilità. “Abbiamo alzato le barricate? Assolutamente sì. Siamo stati gli unici? Orgogliosamente sì. È nel nostro dna essere in trincea per difendere i valori della giustizia“, ha detto Bonafede, rivendicando il ruolo del M5s. “Non ci sarà nessuna restaurazione, nessun passo indietro. Non finché il Movimento è in maggioranza”, ha affermato l’ex Guardasigilli rivolgendosi alle altre forze di maggioranza, ma anche ai suoi colleghi di partito. Esclusi i deputati in missione, gli assenti alla fine sono stati 16: Giuseppe Buompane, Celeste D’Arrando, Antonio Del Monaco, Carmen Di Lauro, Vittorio Ferraresi, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Gabriele Lorenzoni, Stefania Mammì, Salvatore Micillo, Carmelo Misiti, Paolo Parentela, Leonardo Penna, Dedalo Pignatone, Roberto Traversi ed Enrica Segneri. Buona parte di questi è risultata assente anche nel voto di fiducia di lunedì notte.

L’intervento di Bonafede – “Il messaggio che deve passare a reti unificate è che il M5s giustizialista e manettaro si sia completamente disinteressato dei tempi della giustizia. Bene, smettete di mentire al popolo italiano”, ha detto l’ex Guardasigilli. “Non intendo rispondere a nessuna delle provocazioni che sono state fatte”, è la premessa di Bonafede nel suo intervento in Aula alla Camera. “Noi possiamo rivendicare con orgoglio di aver varato un piano di assunzioni senza precedenti nella giustizia. Il M5s ha dimostrato di tenere alla velocizzazione della giustizia come mai nessuno prima”, ha spiegato ancora il deputato Cinquestelle. Che però poi ha precisato: “Il processo della giustizia deve concludersi con un accertamento dei fatti, non deve andare al macero. Perché se no è il fallimento dello Stato”.

Poi Bonafede si è rivolto all’Aula e “alla comunità del M5s” prima di aggiungere: “La realtà oggi è che si vota la riforma a prima firma Bonafede e successivamente emendata dal governo Draghi. Anche nel testo che viene votato oggi la prescrizione si stoppa dopo la sentenza di primo grado, così come era previsto nella legge Spazzacorrotti“. Sul “no” del Movimento al primo testo proposto da Cartabia, l’ex Guardasigilli sottolinea: “Cosa dicevano gli emendamenti del governo nel testo originario? Si stabiliva che in appello dopo due anni e in cassazione dopo un anno si aveva l’improcedibilità. Abbiamo alzato le barricate sul testo originario? Assolutamente sì. Siamo stati gli unici? Orgogliosamente sì”. Il riferimento è alle modifiche ottenute da Conte e dal M5s: per i reati gravi come l’associazione di stampo mafioso, il voto di scambio politico-mafioso, i reati di terrorismo, le violenze sessuali e l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti sono previste proroghe ai termini rinnovabili all’infinito. Di fatto, quindi, i processi possono non estinguersi mai.

“Non avremmo accettato il rischio per noi inaccettabile di avere isole di impunità e questa sarebbe una risposta in senso contrario a quello che ci chiede l’Ue che ha più volte lodato la prescrizione prevista nello Spazzacorrotti”, ha ribadito ancora Bonafede. “Questo è il destino del M5S, essere in trincea per difendere i valori della giustizia”, ha poi aggiunto, rivolto ai suoi colleghi. “Continueremo a dare il nostro contributo, con lealtà, che non significa essere sempre d’accordo” ma “non ci sarà nessuna restaurazione” sulla giustizia “con noi nella maggioranza”, ha concluso Bonafede.

Pd: “Nostro contributo determinante” – “È chiaro a tutti che il governo Draghi non sarebbe uscito rafforzato da una implosione della sua attuale maggioranza su questo scoglio. Ecco, noi abbiamo lavorato per aiutare il governo. Lo abbiamo fatto con il nostro spirito di lealtà e di servizio, perché siamo convinti e consapevoli che questo governo di unità nazionale, figlio di una situazione eccezionale, non può permettersi di perdere questa straordinaria, irripetibile occasione di riformare il Paese, anche attraverso l’utilizzo dei fondi europei. Perché a perdere non sarebbe questa o quella forza politica, ma l’Italia”, dice il capogruppo dem in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, intervenendo in Aula per la dichiarazione di voto favorevole del Pd alla riforma del processo penale. “Questa non è la nostra riforma. La nostra riforma avrebbe previsto la separazione delle carriere, la responsabilità diretta dei magistrati, la revisione della custodia cautelare, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione e, certamente, l’eliminazione dell’abuso del trojan. Tuttavia, Forza Italia la voterà con convinzione perché riconosciamo che il governo ha compiuto un vero miracolo, nella misura in cui ha invertito il senso di marcia del modo di legiferare sulla giustizia”, dice la deputata di Forza Italia, Matilde Siracusano, intervenendo nell’Aula di Montecitorio per annunciare il voto favorevole del gruppo azzurro.

LeU: “Punto di partenza” – Tra i primi ad annunciare il voto contrario i deputati di Facciamo Eco. “Siamo costretti a votare contro questa riforma”, dice Rossella Muroni, protagonista di un acceso dibattito sul suo odg che chiedeva di escludere dalla tagliola dell’improcedibilità anche gli ecoreati. L’ordine del giorno ha spaccato la maggioranza ed è stato respinto con appena 5 voti di scarto. “Il nostro è un voto cui siamo arrivati attraverso un percorso insidioso, su un terreno disastrato come quello della giustizia penale italiana”, dice Federico Conte di Liberi e uguali, annunciando l’intenzione di voto favorevole. “Ritengo questa riforma un punto di arrivo? – domanda – No, però contiene norme e interventi di grande capacità innovativa. E’ uno straordinario punto di partenza sul quale il legislatore di domani potrà intervenire”, aggiunge. Favorevole anche Coraggio Italia. “L’impegno a una ragionevole durata del processo – dice Felice Maurizio D’Ettore – non è solo un diritto della persona, ma garanzia di buon funzionamento del processo stesso”.

Il sì di Italia Viva – “Il processo penale non è quella barbarie giustizialista che il precedente governo ha voluto inserire nel sistema ma alla fine ha dovuto cedere al governo Draghi”, dice il deputato di Italia Viva Catello Vitiello. “Noi siamo dalla parte – aggiunge riferendosi alla ministra Marta Cartabia – dei principi costituzionali. Il giusto processo è un processo veloce e noi abbiamo voluto questa riforma, sin dall’inizio”. “Noi con l’Italia voterà convintamente la riforma del processo penale”, ha detto in aula alla Camera Maurizio Lupi. Nci ritiene “fondamentale” il recupero di alcuni principi fondativi del sistema giudiziario garantista, “come la presunzione di non colpevolezza, la ragionevole durata della pena, il giusto processo e la funzione rieducativa della pena. Si tratta di principi concretissimi, attuali, che vedono protagonisti l’imputato e la vittima”. Voto favorevole alla riforma del processo penale anche da parte di Azione e Più Europa. Lo ha annunciato nella dichiarazione di voto alla Camera il deputato Enrico Costa, sostendo come “si chiude l’epoca del ‘fine processo mai’, che scarica sul cittadino le inefficienze del sistema giustizia. Quanto di più illiberale ci possa essere: tutti ai piedi di uno Stato, che decide i tempi a suo piacimento ed il cittadino in attesa per anni e anni”.

“Questa riforma è la sconfitta del M5s che sta votando a favore della cancellazione della sua legge manifesto – dice invece Andrea Colletti di Alternativa C’è – Ieri il presidente Fico ha ricordato la Strage di Bologna. Se fosse entrata in vigore allora questa legge, queste indagini non si sarebbe mai potute riaprire come quelle sulla trattativa Stato Mafia. Con che faccia riuscite a votare sì? Si domanda. Per non parlare del nuovo istituto dell’improcedibilità. Invece di accelerare processi, li eliminate tutti. Vi esorto a non sentire sirene della stabilità: è la stabilità delle loro poltrone. Non siate complici dell’impunità di Stato”, conclude, mentre dagli spalti si alza qualche coro inneggiando “vergogna, vergogna”.

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