Ha riaperto oggi la discarica di Albano Laziale. I camion di Ama e Giovi da stamattina possono trasferire i rifiuti romani, già sottoposti a trattamento da Tmb, nel settimo invaso che può accogliere fino a 84mila tonnellate di scarti. Il primo veicolo arrivato sul posto, però, è stato fermato dalle proteste e striscioni dei cittadini, scesi in piazza accanto al sindaco Massimiliano Borelli. Tra slogan e cartelli, anche un camioncino con sopra una bara e dei fiori: il timore dei residenti dei dintorni è legato soprattutto ai rischi per la salute.

Nonostante fosse vigente già da alcune settimane l’ordinanza sindacale urgente di Città metropolitana, finora il sito era rimasto chiuso a causa della mancata attivazione della polizza fideiussoria da parte della società titolare. Nella serata di venerdì 27 luglio, però, la Ecoambiente ha comunicato al Campidoglio di aver ricevuto le garanzie bancarie necessarie all’esercizio dell’attività: la polizza di copertura, per eventuali danni ambientali, si aggira attorno ai 2,5 milioni di euro. Così oggi la discarica ha aperto i battenti, nello sconforto dei sindaci dei Castelli romani. Il primo cittadino di Albano Laziale, in un post su Facebook, ha espresso “amarezza e delusione”. “Ancora una volta – ha scritto Massimiliano Borelli – si ripete la storia del grande che schiaccia il piccolo. C’è una prevaricazione delle esigenze di una città che, con i suoi amministratori, non ha saputo trovare le giuste misure per affrontare il problema della gestione dei rifiuti, a tutto danno della salute dei nostri concittadini e delle nostre comunità”.

TEMPI E CAPIENZA – L’ordinanza sindacale emanata dalla Città metropolitana, che ha imposto la riapertura del sito ha una durata di 180 giorni. Per sei mesi Roma potrà portare qui i suoi rifiuti trattati. Tuttavia, nella discarica c’è spazio fino a 200mila tonnellate: 84mila nel settimo invaso (parzialmente colmo e chiuso dal 2016 a causa di un incendio del Tmb al suo interno), e 116mila in un ottavo invaso che però sarebbe da realizzare ex novo e al momento non è contemplato nell’ordinanza di Città metropolitana, firmata dalla sindaca Virginia Raggi. Sei mesi e una capienza da 84mila tonnellate dovrebbero essere un tempo sufficiente, intanto, per arrivare alle elezioni amministrative di ottobre con la città libera dai sacchetti d’immondizia attualmente ammassati lungo le strade e attorno ai cassonetti. Lo stesso amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, in più di una occasione, ha fatto sapere che in circa 30 giorni la situazione potrà tornare alla normalità, avendo uno sbocco in cui conferire.

GLI ATTI E IL TAR – Restano sul tavolo, sospese fino ai primi di settembre, tutte le questioni burocratiche e amministrative. Il Campidoglio ha impugnato al Tar la delibera regionale che prevedeva il commissariamento di Roma, già dal 25 luglio scorso, qualora l’amministrazione capitolina non avesse individuato nel suo territorio una cava idonea a farci una discarica. La richiesta di sospensiva al Tribunale amministrativo, che dovrebbe esprimersi ai primi di settembre (quando è attesa anche l’udienza sul ricorso presentato dal sindaco di Albano Laziale sulla riapertura della discarica) ha frenato l’arrivo di un commissario nominato dalla Regione Lazio.

Ora è corsa contro il tempo per gli enti locali. In attesa che si pronunci il Tar il Campidoglio potrebbe individuare un’area nel territorio di Roma e indicarla, sfuggendo così al commissariamento, laddove il tribunale dovesse respingere la richiesta di bloccare la delibera regionale. La Città metropolitana, invece, ha tempo fino al 9 agosto – quando tra l’altro è convocato un consiglio straordinario tematico – per rispondere alle richieste del Tar che, nel bocciare il ricorso del sindaco di Albano Laziale, ha dato all’ente 15 giorni per fare le analisi sui livelli di contaminazione delle falde acquifere sottostanti alla discarica e trasmettere i pareri ambientali; chiarire per quali motivi è stato scelto il sito di Albano Laziale invece che quello di Testa di Cane, in zona Malagrotta a Roma, e il cui il titolare, Manlio Cerroni, si era detto pronto; accertarsi della validità dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) volturata nel 2020 per il sito di Albano Laziale.

LE ALTRE IPOTESI – La futura destinazione dei rifiuti di Roma è ancora da scrivere. E la decideranno i giudici del Tar. Secondo quanto trapelato dall’ultimo tavolo al ministero della Transizione ecologica, a cui hanno partecipato tecnici regionali e capitolini, nel territorio di Roma non ci sarebbero aree bianche in cui interrare i rifiuti. L’unica area sembrerebbe essere in località Malagrotta: territorio già martoriato da anni di sversamenti e in cui i comitati sono sul piede di guerra. Al di fuori del Gra è invece trapelata l’ipotesi di una cava a Magliano Romano. Al di là delle barricate annunciate dal sindaco, Francesco Mancini, anche Magliano Romano è nell’area metropolitana e la Regione Lazio nella sua delibera – oggi all’attenzione del Tar – chiede al Campidoglio di trovare una cava all’interno dei confini di Roma. Sarà quindi un sì o no dei giudici alla richiesta avanzata dal Campidoglio, e atteso per i primi di settembre, a decidere dove andranno le circa 2.500 tonnellate di rifiuti indifferenziati da trattare che la Capitale produce quotidianamente.

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