Sono trascorsi vent’anni dal G8 di Genova, dalla “notte cilena” alla scuola Diaz e dalle torture alla caserma Bolzaneto. Purtroppo, avevamo ragione.

La Germania è travolta dalle alluvioni, oltre centocinquanta decessi, il Canada brucia a 50° gradi e i morti sono diverse centinaia.

La pandemia tiene in scacco da diciotto mesi il pianeta; in Europa, mentre il Green Pass diventa il lasciapassare per la vita sociale, il timore di altre varianti, meno controllabili dai vaccini attualmente disponibili, alimenta paure e ansie collettive; in Asia l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala il record di casi in Malesia e il picco di morti in Indonesia; in Africa Emergency e Oxfam documentano le tragedie che si stanno consumando in Uganda e in Sudan.

A Bruxelles la Commissione e i governi europei annunciano che, nella prossima riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, non appoggeranno la richiesta di moratoria temporanea sui brevetti per i vaccini e i farmaci anti Covid, proposta da India e Sudafrica e sostenuta da oltre cento Paesi, ma continueranno a difendere gli interessi di Big Pharma, nonostante che l’assenza di vaccini in alcune regioni del mondo permetta al virus di replicarsi, trasformarsi, arrivare anche in Europa mettendo a rischio la nostra salute.

Se ci avessero ascoltato…

Oggi in molti, anche da posizioni differenti, riconoscono che quel grande movimento che all’inizio del millennio attraversò il pianeta – da Seattle nel 1999 al Forum Sociale di Porto Allegre e a Genova nel 2001, a Firenze nel 2002 con il Forum Europeo e che poi si diffuse in ogni continente – aveva ragione.

Al Forum Sociale di Genova – che iniziò lunedì 16 luglio, con decine e decine di incontri ai quali parteciparono migliaia di persone, scienziati, ricercatori, intellettuali e attivisti – avevamo lanciato l’allarme: se proseguiremo con questo modello di sviluppo, andremo incontro ad enormi ingiustizie sociali e il destino stesso dell’umanità sarà a rischio. Contestavamo un mondo dove il 20% della popolazione umana possedeva l’80% della ricchezza del pianeta, oggi, sempre secondo Credit Suisse, il 12% possiede l’85% della ricchezza e il 55% solo l’1,3%!

Se proseguirà il dominio della finanza speculativa sull’economia reale, l’Europa andrà incontro ad una crisi sociale senza precedenti, diceva allora Susan George, presidente di Attac Francia, mentre in Italia i movimenti avevano raccolto in poche settimane oltre 150.000 firme in sostegno della Tobin Tax per tassare la finanza speculativa; la crisi del 2007-2009 ce la ricordiamo tutti e le condizioni economiche odierne di gran parte della popolazione non necessitano di ulteriori commenti.

Il 19 luglio 2001 organizzammo la prima manifestazione di solidarietà coi migranti prevedendo che sarebbero diventati le prime vittime del neoliberismo: oggi il Mediterraneo è un cimitero collettivo.

Walden Bello, economista delle Filippine, lanciava l’allarme sulle conseguenze di un modello economico energivoro causa di cambiamenti climatici che avrebbero potuto provocare conseguenze disastrose: la realtà purtroppo confermò le sue previsioni, dallo Tsunami del dicembre 2004 agli eventi “naturali” di queste settimane.

Allora eravamo al fianco di Mandela e del Sudafrica che venivano trascinati davanti al tribunale dell’OMC per aver scavalcato i brevetti nel tentativo di rendere disponibili i farmaci contro l’Aids a milioni di persone colpite dall’Hiv; oggi il destino di 7,8 miliardi di persone è nelle mani di un pugno di aziende farmaceutiche. La pandemia stessa è frutto di un modello che, sfruttando ogni centimetro quadrato di terra attraverso disboscamenti massivi e allevamenti intensivi, ha abbattuto ogni barriera tra le specie favorendo il passaggio degli agenti infettivi dagli animali agli esseri umani.

I governi e la politica non ci hanno ascoltato e il potere, coloro che hanno molto da perdere da un mondo più giusto e più equo, ha cercato e utilizzato ogni modo per attaccare e tentare di distruggere i movimenti di allora, senza esitare a trasformare in carta straccia la Costituzione e le leggi, dalla Diaz a Bolzaneto. I recenti fatti di S. Maria Capua Vetere ci mostrano quanto sia necessario ricordare sempre che nessuno può considerarsi al di sopra della legge. Non dimentichiamo che gli operatori inquisiti appartengono al DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, lo stesso che vent’anni fa, anziché promuovere e citare come esempio i due infermieri penitenziari, Marco Poggi e un suo collega, che si erano recati dai magistrati a raccontare cosa era accaduto a Bolzaneto, prima li portò sul banco degli accusati per aver infangato il buon nome dell’Amministrazione e poi li mise in condizione di doversene andare, restando senza lavoro. Da allora, anche in questo campo, nulla è stato fatto e i filmati del carcere campano ne sono una tremenda testimonianza

Vent’anni fa lo slogan era. “Noi 6 miliardi voi G8”, “Un altro mondo è possibile”, oggi diciamo “Un altro mondo è urgentemente necessario” il tempo a nostra disposizione per garantire alle future generazioni un futuro non è illimitato.

Non chiediamo autocritiche, né abiure, non pretendiamo che tutti riconoscano le nostre ragioni di allora, noi ne siamo consapevoli e questo ci basta; ma chiediamo a tutt* di unire i propri sforzi per costruire una rete di movimenti e gruppi disponibili a costruire ponti per unire tutto ciò che oggi è in campo per progettare un mondo migliore: dai movimenti globali come Black Lives Matter, Me Too, Fridays For Future ecc. alle tante realtà locali quotidianamente impegnate nella difesa del Pianeta. E’ necessario un gigantesco sforzo collettivo, il paziente è grave. Il messaggio che rivolgiamo a quel 12% di persone che controlla l’ 85% della ricchezza è molto semplice: “Voi la malattia, noi la cura”.

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